Page 2346 - Shakespeare - Vol. 1
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No, questo prato mi basta. Rispettate il giuramento.
Né Domineddio né io amiamo chi gli vien meno.
RE
Via, non mi rimproverate ciò che voi stessa state facendo.
È la virtù degli occhi vostri che il mio voto sta infrangendo.
PRINCIPESSA
Voi la chiamate “virtù”. “Vizio”, avreste dovuto,
ché la virtù ha un uffizio: mai ch’ella rompa un giuro.
Ora, sull’onor mio di vergine ancora pura
come un giglio innocente, io v’assicuro
che, dovessi patire un mondo intero di sofferenze,
io non accetterei la vostra regale accoglienza,
tanto detesto d’essere la causa della rottura
di sacri giuramenti, fatti con mente pura.
RE
Ma siete rimasta qui fuori, in questo squallido posto,
trascurata, abbandonata, a tutto nostro disdoro.
PRINCIPESSA
Ma no, signore mio, non è così, credete.
Distrazioni ne abbiamo avute, s’è fatte le gran risate:
una manciata di russi ci hanno appena lasciate.
RE
Come, signora? Russi?
PRINCIPESSA
Sì, russi, sul mio onore:
elegantoni di rango, di maniere raffinate.
ROSALINA
Ditegli il vero, signora! Non è così, monsignore.
La mia signora ubbidisce a ciò ch’è oggi di moda,
e concede cortesemente lodi immeritate.
In verità noi quattro a quattr’occhi ci siam trovate
con quattro vestiti da russi. Sono stati qui per un’ora
con una gran parlantina; in un’ora, monsignore,

