Page 2310 - Shakespeare - Vol. 1
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torrebbe alla mia fronte immantinente
il marchio dello spergiuro. Infatti è chiaro
che dove ognuno è folle, nessuno fa peccato.
LONGAVILLE
(facendosi avanti)
Dumaine, non c’è carità nella tua passione,
se desideri compagnia nelle tue grane d’amore.
Tu impallidisci, vedo, ma io sarei rosso, o bella,
se fossi udito e colto a fare sta pennichella.
RE
(facendosi avanti)
Dovreste arrossire voi! Il vostro caso è uguale:
rimproverate lui e fate assai più male.
Voi non amate Maria! Il nostro amico è puro,
mai compilò sonetti per l’amor suo, lo giura,
né mai represse il battito del cuore
serrando il petto ansante a braccia in croce.
In questo cespo io m’ero defilato,
e, arrossendo per voi, v’ho tutt’e due osservati.
Ho udito i vostri versi colpevoli, le azioni
ho visto e i fiati ansanti, ho scoverta la vostra passione.
“Aimè!” dice uno; “O Giove!” strilla l’altro.
Uno: “Ha la chioma d’oro”; l’altro: “Ha i rai di cristallo!”.
(A Longaville)
Per avere il paradiso romperesti patto e giuro.
(A Dumaine)
E Giove, per la tua bella, si sarebbe fatto spergiuro.
Che cosa dirà Birùn quando saprà
che avete rotto il voto fatto con tanta solennità?
Come vi frusterà coi suoi lazzi di sfottimento!
E come trionferà, saltando di gioia e ridendo!
Per tutte le ricchezze che mai ho potuto vedere,
tutto questo io non vorrei che da me lo venisse a sapere.
BEROWNE
(facendosi avanti)
Ora m’avanzo io per frustare l’ipocrisia.
Ah, prégoti perdonarmi, caro signore mio!
Ma per l’anima tua, con che faccia ardisci di farti avante

