Page 2315 - Shakespeare - Vol. 1
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e nulla manca che la voglia voglia.
A me le infiorature di tutte le lingue nobili -
via, dipinta retorica! Oh lei non ne ha bisogno! 33
La lingua del mercante lodi pur la sua roba:
lei stravince ogni lode; poco lodare insozza.
Un eremita stento, da cento inverni logorato,
metà ne scrollerebbe fisso alla sua pupilla.
Beltà rinnova un vecchio, quasi fosse rinato,
e dà al volto l’infanzia della culla.
Oh lei è un bel sole che fa tutto bello!
RE
Ma perdio, la tua bella è nera come l’ebano!
BEROWNE
L’ebano è come lei? O rarissimo legno!
Moglie di tal fattura sarebbe felicità!
Via, chi riceve un giuro? La Bibbia dove sta?
Vi giuro che beltà difetta di beltà
se non impara dalla sua pupilla:
se non è così buio, un viso non è bello.
RE
O paradosso! Il nero è l’emblema dell’inferno,
il color delle carceri, la scuola della notte; 34
il cimiero del bello tocca invece a un bel cielo.
BEROWNE
Il diavol tenta meglio se ha di luce le forme.
Ah, se pur la sua fronte s’è vestita di nero,
è in lutto pei belletti e le chiome fasulle,
che adescano gli amanti col loro finto aspetto,
ed ella è nata per far bello il nero.
Il suo volto rinnova la moda del suo secolo,
ché il rosso naturale ora è stimato finto;
oramai se un bel rosso vuole evitar discredito,
si dipinga di nero, imitando il suo viso.
DUMAINE
Ma sì, per somigliarle è nero lo spazzacamino.

