Page 2309 - Shakespeare - Vol. 1
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DUMAINE

     Pure vorrei scordarmela, ma è una febbre che impazza
     nel sangue mio, ed esige rimembranza.

     BEROWNE

     Una febbre nel sangue? Allora un buon salasso
     e lei giù in bacinella. Bel malinteso, caspio!

     DUMAINE

     Rileggo ancora l’ode che le avevo dedicato.

     BEROWNE

     E noi constatiamo il fiasco del poeta innamorato.

     DUMAINE

(legge)
     Un dì - ahimè qual dì, mal n’aggio! -
     Amor, che sempre adora il maggio,
     vide stupenda rosellina
     trastullarsi all’aria lasciva.
     Tra i suoi petali di velluto
     scivola il vento non veduto;
     e Amor che muore di gelosia
     esser vorrebbe fiato dell’aria.
     Aria, dice, tu puoi soffiare,
     potess’io come te trionfare!
     Aimè, con mano mia ho giurato
     di non spiccarti mai dal ramo.
     È un giuro avverso a giovinezza,
     pronta ognora a spiccar dolcezza!
     Non lo chiamare in me peccato,
     s’io per te son spergiurato;
     per te Giove giurerebbe
     che Giunone è nera di pelle,
     e negherebbe d’esser Giove,
     facendosi uomo per il tuo amore.
     Codesta sì gliela mando, con qualcosa di più chiaro,
     che esprima il mio d’amor digiuno amaro.
     Ah, magari Birùn, e Longaville e il Re
     fossero cotti anche loro! Il loro precedente
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