Page 2305 - Shakespeare - Vol. 1
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suoi occhi! Per la luce del dì, non fosse per i suoi occhi non sarei mica
innamorato - sì, per tutti e due i suoi occhi. Ecco, non fò altro al mondo
che mentire, e mentire per la gola. Per il cielo, io amo, e l’amore m’ha
insegnato a far le rime, e ad essere scorbacchiato; ed eccolo qua un bel
saggio dei miei versi, ed eccola qua la mia depressione. Beh, uno dei miei
sonetti lei l’ha già ricevuto. L’ha portato quel buzzurro, l’ha mandato un
buffone, e la bella l’ha avuto: caro buzzurro, più caro buffone, carissima
bellezza! Malnaggia, la cosa non mi darebbe il minimo pensiero se pure gli
altri si trovassero impegolati. Ma guarda, ne arriva uno con un foglio in
mano. Iddio gli faccia la grazia di farsi scappare una lagna!
Si nasconde.
Entra il Re con un foglio.
RE
Aimè!
BEROWNE
Beccato, per le messe! Procedi, dolce Cupido. L’hai urtato con la freccina
sotto la mamma sinistra. Scommetto che adesso mi scoprirà i suoi altarini!
RE
(legge)
Un bacio così dolce non manda il sole d’oro,
sorgendo, a quelle fresche gocciole sulle rose,
come i tuoi occhi, se i lor raggi irrorano
la rugiadosa notte che sul mio viso scorre.
Né la luna d’argento è di metà lucente
traverso il petto diafano dell’abisso marino,
come il tuo volto, quale nel pianto mio risplende:
tu brilli in ogni lacrima ch’io verso dal mio ciglio.
Come un cocchio ti porta ogni mia goccia.
Così in trionfo avanzi per tutta la mia doglia.
Guarda solo le lacrime che dentro mi si gonfiano:
attraverso il dolore mostreran la tua gloria.
Ma non amar te stessa: ché allora penserai
specchio il mio pianto, e ancora ne vorrai.
Regina di regine, quanto tu sia eccellente
né lingua potrà dirlo, né pensarlo una mente!
Ma come le fò sapere questi miei triboli? Getto per terra questo foglio.
Celate la mia follia, o amiche foglie. Ma chi è che arriva?

