Page 2307 - Shakespeare - Vol. 1
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LONGAVILLE
(prende in mano un altro foglio)
Questo credo che possa andare.
(Legge)
Non fu degli occhi tuoi la divina loquela,
contro cui il mondo oppor non sa ragione,
a persuadermi il cuore a quest’offesa?
Ma un voto per te infranto non merita sanzione.
Giurai non amar donna, ma posso dimostrare
che, sendo tu una dea, contro te non giurai.
Terrestre fu il mio giuro, il tuo amor celestiale;
avendo la tua grazia, ogni offesa curai.
Un voto è solo un fiato, ed il fiato è un vapore;
e tu, bel sol che brilli sul mio suolo,
aspiri a rendi tua quella mia espirazione:
pur da me fatto, non è mio quel dolo.
S’io l’infrango, qual folle non è cotanto ardito
da rompere il suo voto per vincere un paradiso?
BEROWNE
Questo è l’idioma del fegato, che la carne umana indìa,
e fa una dea d’una papera. Pura, pura idolatria.
Dio ci corregga! Dio ci perdoni! Siamo proprio fuor di via.
Entra Dumaine con un foglio di carta.
LONGAVILLE
Con chi lo mando? Ma chi viene? Nascondiamoci, via.
Si nasconde.
BEROWNE
Tutti, tutti a nascondarella - è un vecchio gioco da bambini.
Ed io me ne sto tra le stelle, come un essere semidivino,
ad origliare i segreti di quei poveri disgraziati.
Altri sacchi al mulino! O Dio, ciò che avevo sperato!
Quattro beccacce in un piatto! Dumaine transfigurato!
DUMAINE
O divinissima Cate!
BEROWNE

