Page 2304 - Shakespeare - Vol. 1
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ognuno dipinge a piacer suo. 31 Ma per tornare a quei versi: davvero vi son
piaciuti, don Natalino?

     DON NATALINO

Ottimi veramente per la calligrafia.

     OLOFERNE

Io vò a desinare oggi a casa del padre d’un certo scolare mio. Se prima del
pasto voleste compiacervi di santificare la mensa con un deograzias, io in
forza del privilegio di cui godo co’ genitori del sovradetto naccherino o
scolare, vi garantisco il benvenuto. E lì vi dimostrerò che quei versi son
molto incolti, né insaporiti di poesia, né d’arguzia o invenzione. Onoratemi
della vostra compagnia.

     DON NATALINO

E ve ne dico mercé per giunta, dacché, come dice il testo, la compagnia è
la felicità della vita.

     OLOFERNE

E di sicuro il testo dice molto infallibilmente la parola decisiva. (A
Intronato) Invito anche voi, messere; non mi direte di no. Pauca verba.
Andiamo! I signori se la spassano a caccia, e pure noi ci piglieremo le
nostre distrazioni.

                                                                                           Escono.

                                 Scena III 32 EN

                       Entra Berowne, solo, con un foglio in mano.

     BEROWNE

(legge)
                    Il Re va a caccia del cervo,
                                        io di me stesso...

Hanno teso una rete; sono irretito in pégola - a insozzarmi di pece.
“Insozzare” - che sporca parola! Bene, accòmodati pure, dolore, così mi si
dice che ha detto quel buffone, e così dico io - il buffone che sono. Come
logica non fa grinze, intelligentone! Per Domineddio, questo Amore è un
pazzo furioso, come Aiace: ammazza le pecore, ammazza me. Sono una
pecora. Un’altra prova di ferro a mio favore! Io non mi voglio prendere
questa cotta, mi impicchino se lo fò! Per l’anima mia, non amerò. Ah, ma i
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