Page 2294 - Shakespeare - Vol. 1
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È indirizzata a Giachenetta.

     PRINCIPESSA

                    La si legge lo stesso, giuro.
     Voi spezzate il collo al sigillo, e faccia attenzione ognuna.

     BOY ET

(legge) Pel firmamento, che tu sia bella è infallibilissimo; veritiero che sia
venusta; il vero istesso che tu sia amabile. O tu più bella della beltà, più
venusta che venustà, più vera del vero istesso, abbi commiserazione del
tuo eroico vassallo. Il magnanimo, illustratissimo re Cofetua pose l’occhio
sovra la perniciosa e indubitatissima accattona Zenelofona, ed era
talmente regale da poter giustamente dire Veni, vidi, vici, che a sviscerarlo
in lingua volgare - o vile e oscuro volgare! - videlicet, ei venne, vide e
vinse. Ei venne, uno; vide, due; vinse, tre. Ma chi venne? Il re. Perché
venne? Onde vedere. Perché mai vide? Per vincere. Ma a chi venne?
All’accattona. Cosa vide? L’accattona. Chi mai vinse? L’accattona. La
conclusione è la vittoria. Da parte di chi? Del re. La catturata s’è arricchita.
Chi s’arricchisce? L’accattona. La catastrofe è un imeneo. Da parte di chi?
Del re. No, da parte di ambo in uno, ovvero di uno in ambo. Io sono il re,
ché così funziona il ragguaglio. Tu l’accattona, ché così ci attesta la tua
bassezza. Ti ordinerò d’amarmi? Sarebbe facile farlo. Ti forzerò ad amare?
Fare codesto io potrei. Ti chiederò di amarmi? Sicuro che lo farò. E cosa
avrai in cambio dei tuoi stracci? Ricche vesti, toh. Dei tua titilli? Titoli. E di
te stessa? Me. Laonde, in attesa d’un tuo riscontro, io profano le labia mie
sul tuo piè, gli oculi miei sul tuo ritratto, e il cuore mio su tutte le tue
contrade.

                                      Tuo col più vivo impegno d’industrioso servigio,
                                                                     Don Adriano de Armado

                    Così il Nemeo lion odi ruggire
                                        contra di te, agnellino, che sei la sua rapina.

                    S’umile ai piedi suoi vorrai finire
                                        ei smette la sua furia e al gioco inclina.

                    Resisti? Ma qual fine farai, o pover’anima?
                    Cibo per la sua rabbia, pasto per la su’ tana.

     PRINCIPESSA

     Ma quale pennacchio tronfio ha mai scritto un tale sproloquio?
     Che banderuola o gallo sul tetto? Avete udito migliore eloquio?

     BOY ET
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