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quando le lingue sono soavi, pronunciano il suo nome,
e la chiamano Rosalina. Tu chiedi di lei,
e fa in modo di porre nella sua mano di neve
questa lettera sigillata.
Dà una lettera a Melacotta.
Ecco il tuo guiderdone. Va’.
Gli dà delle monete.
MELACOT T A
Oh guiderdone, o dolce guiderdone! Meglio d’una remunerazione - meglio
per undici svanziche e un picciolo. Dolcissimo mio guidone! Monsignore, fò
tutto alla perfezione. Guardone! Remunerazione!
Esce.
BEROWNE
Ed io stracotto, maledizione! 24
Io che sono già stato la frusta dell’amore,
il vero fustigatore d’ogni sospiro scorato,
il critico, anzi lo sbirro del buon costume,
il maestro pedante che tiranneggia quel pupo
ch’è tanto più munifico d’un qualunque mortale!
E sto cosino piagnucoloso, bendato, orbo, capriccioso,
questo vecchio bebé, nano gigante, don Cupido,
reggente de’ versi d’amore, signor delle mani al cuore,
unto monarca di sospiri e lagne,
sire di perdigiorno e malcontenti,
temuto principe delle fessurine
nelle sottane, re delle braghette,
unico imperatore e generale in capo
de’ trottanti tutori della morale... Ah povero me!
Eccomi diventato il suo aiutante di campo,
eccomi qui a portare i suoi colori
come nastrini sul cerchio d’un saltimbanco!
Ma come! Io cotto? Io far la corte? Io cercar moglie?
Una donna, che è come un orologio tedesco,
sempre in riparazione, sempre fuori di sesto,
e che non va mai bene, lui che dovrebbe segnare il tempo,
se non perdendo tempo a badare che vada bene!
Peggio, anzi peggio di tutto, diventare spergiuro,
prendere la sbandata per la peggiore di tutt’e tre,
una fraschetta pallidina con la fronte di velluto,

