Page 2287 - Shakespeare - Vol. 1
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ARMADO

Per l’animuccia mia, voglio solo dire che ti metto in libertà, che affranco la
tua persona. Tu eri murato drento, costipato, astretto e occluso.

     MELACOT T A

Esatto, e ora vossìa sarà la mia purga e mi darà la sciolta.

     ARMADO

Ti do la libertà, ti tolgo dalla galera, e al posto di quella non t’impongo
altro che questo (gli dà una lettera): récami questo significante alla
contadinella Giachenetta. Eccoti la remunerazione (gli dà una moneta)
dacché la miglior custodia dell’onor mio è nel remunerare i miei dipendenti.
Séguimi, Bruscolino.

     BRUSCOLINO

     Vi seguo come la prossima puntata. Signor Melacotta, addio.
                                                               Escono Armado e Bruscolino.

     MELACOT T A

Addio, mia dolce oncia di carne umana, addio mio fine giuderellino! E ora
diamo un’occhiata alla sua remunerazione. “Remunerazione”! Ora capisco,
è la parola latina per dire tre baiocchi. Tre baiocchi - remunerazione. “Ehi
tu, quanto spendo per sta fettuccia?” “Un picciolo.” “No, ti do una
remunerazione.” Beh, la cosa funziona! “Remunerazione”! Per la Peppa, l’è
un nome assai meglio d’una corona franciosa. Mai più vorrò accattare o
vendere qualche cosa senza usare cotesta parola.

                                          Entra Berowne.

     BEROWNE

Mio caro birbone, sono felicissimo d’averti intoppato.

     MELACOT T A

Ditemi per cortesia, vostr’eccellenza, quanta fettuccia color carne di suora
si può comprare con una remunerazione?

     BEROWNE

Che caspita è questa remunerazione?

     MELACOT T A
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