Page 2225 - Shakespeare - Vol. 1
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è arcaico per husband («marito»).

179 IV, i, 96 wind: contratto per l’espressione to get wind of («fiutare»).

180 IV, i, 98 Immagine con probabile implicazione sessuale.

181 IV, i, 104 Le foglie con cui la Sibilla scriveva le sue profezie.

182 IV, i, 120 brave it: il significato primario del verbo to brave è «sfidare», ma in Shakespeare il
     verbo può stare anche, secondo Onions, per «to make splendid» («rendere splendido»), e, nel
     nesso idiomatico con it, può significare «to swagger, put on a good show» («far lo spaccone,
     dar spettacolo»), come suggerisce E.M. Waith. Nella traduzione si è seguita quest’ultima linea di
     senso, che risulta congrua con l’azione qui progettata e messa in atto in IV, 3.

183 IV, ii, 10 well-advised: come ha notato J.D. Wilson, con tale inciso il ragazzo Lucio sembra
     volutamente contraddire il commento caustico di Aaron al v. 3. Onions interpreta well-advised
     come «in one’s right man» («nelle sue piene facoltà mentali»), anche sulla scorta della
     opposizione «mad or well advised» della Comedy of Errors, II, 2, 217.

184 IV, ii, 20-21 «L’uomo retto e non macchiato da delitti / non ha bisogno dei giavellotti né dell’arco
     del Moro»: dalle Odi di Orazio, I, 22, 1-2.

185 IV, ii, 23 Risulta incongruo che il goto Chirone abbia studiato «parecchio tempo addietro» - long
     ago - grammatiche latine e che lo stesso moro Aaron conosca Orazio. Si tratta di una delle
     frequenti inverosimiglianze di questa tragedia romana collocata in una vaga epoca del tardo
     impero e infarcita di riferimenti e citazioni latine intese ad autenticarne l’ambientazione, e certo
     anche ad esibire l’erudizione scolastica del giovane autore. Il quale, per l’appunto, aveva studiato
     con tutta probabilità il suo latino a scuola sulla grammatica di William Lily, che citava ben due
     volte questi due versi oraziani.

186 IV, ii, 26 Here’s no sound jest!: espressione ironica. Aaron non può non apprezzare, con il suo
     gusto per l’arguzia, il messaggio obliquo inviato da Andronico.

187 IV, ii, 29 afoot: nel senso di «up and about» (Onions), cioè in giro, e non a letto a partorire un
     figlio. Che Tamora sia impegnata in tale impresa risulterà già implicitamente segnalato al v. 31
     nel gioco arguto rest-unrest - riposo-travaglio (di parto) - e sarà del tutto evidente nello
     sviluppo dell’azione poche battute più in là.

188 IV, ii, 36 Riferimento ad una azione non rappresentata, forse tagliata nella messa a punto finale
     del dramma, in cui Aaron avrebbe avuto parole con Marco, alla presenza, pur lontana, o
     dissimulata, di Tito.

189 IV, ii, 42 At such a bay: metafora di caccia, riferita alla situazione di un animale che, messo alle
     strette, deve affrontare i cani.

190 IV, ii, 53 Come al solito Aaron si diverte a recitare la sua parte e ha arguzia di parola. Qui gioca
     sulla quasi omofonia moor-more e sullo scambio whit-(white): più o meno moro, o per niente
     bianco.

191 IV, ii, 61 Aaron gioca sul doppio significato di she is delivered: «ha partorito», «si è consegnata».
     Nella traduzione si è cercato di conservare in altro modo l’equivoco.

192 IV, ii, 65 Con il suo gusto dell’equivocazione e con la sua irriverenza, pare che qui Aaron voglia
     rovesciare il rapporto Madonna-Cristo (figlio di Dio) in Tamora-figlio (figlio del diavolo), plaudendo
     con ironia blasfema al risultato: «risultato» che è, contestualmente, uno dei due possibili sensi di
     issue, di cui subito dopo è attualizzato dalla nutrice l’altro: «discendenza», «prole», «figlio»,
     «rampollo».

193 IV, ii, 83 È da questo punto che si rompe l’alleanza Aaron-Tamora (e figli). Il Moro non accetta
     l’eliminazione del bambino che gli viene richiesta, e anzi si attacca subito al neonato con
     espressioni d’affetto, dirette o ironicamente oblique. Emerge così nella tragedia un altro legame
     parentale molto forte, stavolta cementato dall’orgoglio della propria razza e dalla discriminazione
     degli altri. Si veda, per esempio, la risposta del v. 72 alle qualificazioni razzistiche della nutrice: in
     particolare blowse, riferito di solito a ragazzetta rosea, va a qualificare il nero neonato con tenera
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