Page 2230 - Shakespeare - Vol. 1
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Otello, Re Lear e Timone d’Atene.

267 V, ii, 56 Iperione era il dio del sole.

268 V, ii, 70 closing: nel senso di «agreeing», («acconsentire»).

269 V, ii, 77 practice: nel senso più usuale in Shakespeare di «intrigo», «stratagemma»; out of hand:
     secondo l’ispirazione del momento, come suggerirà l’occasione.

270 V, ii, 87 wags: nel senso arcaico di «muoversi», «andare in giro».

271 V, ii, 136 cleave: nel senso arcaico di «stare attaccato», «restar fedele».

272 V, ii, 141 Si tratta evidentemente di un «a parte», come un «a parte» è la battuta successiva di
     T ito.

273 V, ii, 170 È stato notato un parallelismo con The Rape of Lucrece, 577, dove Lucrezia così si
     rivolge a Tarquinio che sta per violentarla: «Mud not the fountain that gave drink to thee»
     («Non infangare la fonte che ti ha dato da bere»).

274 V, ii, 188 coffin: nell’inglese elisabettiano la parola, oltre ad avere il significato comune di «bara»,
     stava anche per «sfoglia», usata per preparare pasticci o torte. Il significato comune qui
     concorre con quello figurato: la sfoglia del pasticcio per il macabro pasto sarà la bara contenente
     i resti di Demetrio e Chirone.

275 V, ii, 191 La terra, madre di tutti gli esseri viventi, divora poi i suoi figli. L’immagine ha
     ascendenze sia mitologiche che bibliche.

276 V, ii, 194-195 Altro riferimento al mito di Filomela, il più importante, come singola fonte, per
     questa tragedia.

277 V, ii, 201 officious: secondo Onions, «zealous in one’ duty» («zelante nel proprio dovere»).

278 V, ii, 202-203 Allusione alla festa per il matrimonio di Ippodamia e Piritoo, fìglio di Issione, re dei
     Lapiti, cui furono invitati i Centauri, e che degenerò in violenta battaglia tra Lapiti e Centauri,
     quando il Centauro Eurito per ebbrezza e lussuria cercò di prendersi la sposa Ippodamia. La
     storia è narrata da Ovidio nelle Metamorfosi, XII, 210 e sgg.

279 V, iii, 18 La battuta fa supporre che Saturnino si veda direttamente insidiato nel suo potere da
     Lucio; mo: abbreviazione per more.

280 V, iii, 19 break the parle: secondo Onions, sulla scorta di Johnson, nel senso di aprire (break =
     open) il negoziato (parle che sta per parley). Ma potrebbe anche intendersi: «interrompete lo
     scontro di parole» (di cui alle battute precedenti).

281 V, iii, 28 cheer: ospitalità e, per estensione, cibo, imbandigione.

282 V, iii, 31-32 Ironico, naturalmente. Nella sua umile veste di cuoco, egli è ancora, con altra
     funzione, il maestro di cerimonia; così come nella prima scena del dramma era stato il capo
     simbolico, politico e militare a un tempo, della sua Roma.

283 V, iii, 36-38 Secondo il racconto di Tito Livio (Storie, III, 44-58), Virginio, centurione romano,
     uccise sua figlia per impedire che fosse violentata da Appio Claudio. Ma qui, nella storia cui si
     allude, la figlia di Virginio era già stata violentata (v. 38). Lo studioso H. Norgaard ha risolto il
     problema indicando (in English Studies, 1964, pp. 139-141) la probabile fonte di Shakespeare non
     già in Livio, bensì in The Pilgrimage of Princes (1573) o in The Consent of Tune (1590) di
     Ludowicke Lloyd: in entrambe queste opere, infatti, la storia di Virginio è raccontata nel modo in
     cui è qui riferita.

284 V, iii, 41 Because: qui non nel consueto senso causale, ma in quello finale, non raro nell’inglese
     elisabettiano.

285 V, iii, 47 È una uccisione rituale, e quindi non violenta, come era stata invece quella del figlio
     Muzio nel I atto; ma, come quella, è compiuta nel nome dell’onore, a cui Tito è ancora pronto a
     sacrificare gli affetti più cari. Va notato, comunque, che il suo senso dell’onore si è spostato via
     via dal piano politico e cerimoniale a quello patriarcale e simbolico, investendo strati sempre più
     profondi del complesso psichismo del protagonista. L’uccisione di Lavinia - la più amata di tutti i
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