Page 2088 - Shakespeare - Vol. 1
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Illustre Lucio, mi ero allontanato dalla truppa
per ammirare un monastero in rovina, 243
e mentre fissavo l’occhio attento
sull’edificio devastato, d’improvviso
ho udito piangere un bambino ai piedi d’un muro.
Mi mossi verso quel suono e subito sentii
questo discorso frenare il pianto del bambino:
«Zitto, nero schiavo, metà me e metà la tua fattrice! 244
Se il tuo colore non rivelasse 245 di chi sei il marmocchio,
e la natura t’avesse dato solo l’aspetto di tua madre,
tu, furfante, avresti potuto essere un imperatore.
Ma quando toro e vacca sono entrambi biancolatte,
non generano mai un vitello nerocarbone.
Zitto, furfante, zitto!», così lui sgrida il bambino,
«ché ti devo portare da un goto fidato:
quando saprà che sei il figlio dell’imperatrice,
ti terrà caro per amore di tua madre».
A questo, estratta l’arma, gli sono andato addosso,
l’ho colto di sorpresa e l’ho portato qui
perché sia trattato come credete necessario.
LUCIO
O degno goto, questo è il diavolo incarnato
che ha privato Andronico della sua nobile mano;
questa è la perla che piacque all’occhio della vostra imperatrice 246
e qui è il vile frutto della sua bruciante lussuria.
Di’, schiavo dall’occhio torvo, 247 dove volevi portare
questa immagine vivente della tua faccia di diavolo?
Perché non parli? Sei sordo? Non una parola?
Un capestro, soldati; impiccatelo a quest’albero,
e al suo fianco il suo frutto bastardo.
AARON
Non toccate il ragazzo, è di sangue reale.
LUCIO
Troppo simile al genitore per essere mai buono.
Prima impiccate il bambino, che possa vederlo dimenarsi -
una vista da torturare l’anima del padre.
AARON