Page 2083 - Shakespeare - Vol. 1
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Miei signori, voi sapete, come sanno 221 gli dei potenti,
che, per quanto ronzino agli orecchi del popolo
questi molestatori della nostra pace, niente s’è fatto
se non secondo la legge contro i figli malvagi
del vecchio Andronico. E che c’entriamo noi
se il dolore ha a tal punto sopraffatto la sua mente?
Dobbiamo essere afflitti a questo modo dalle sue vendette,
dai suoi deliri, dalla sua follia e dalla sua amarezza?
E ora scrive al cielo per avere riparazione!
Ecco, questa è per Giove e questa è per Mercurio,
questa per Apollo, questa per il dio della guerra:
dolci messaggi da far volare per le strade di Roma!
Che è questo se non diffamazione del senato
e proclamazione in ogni luogo della nostra ingiustizia?
Bella levata di testa non è vero, miei signori?
Come dire che a Roma non esiste giustizia.
Ma se io vivo, i suoi finti attacchi di follia 222
non faranno da schermo a questi oltraggi,
ma lui e i suoi impareranno che la giustizia vive
nella salute di Saturnino; e, se dorme,
lui la sveglierà così che, infuriata, saprà
stroncare il più ardito cospiratore che qui viva.
T AMORA
Mio benevolo signore, mio amato Saturnino,
signore della mia vita, comandante dei miei pensieri,
càlmati, e sopporta le colpe del vecchio Tito,
effetti del suo dolore per i valorosi figli,
la cui perdita l’ha trafitto a fondo e gli ha sfregiato il cuore;
e conforta il suo stato disperato
invece di perseguitarlo per questi oltraggi,
lui il più misero o il più grande. [A parte] Ecco, così conviene
all’ingegnosa Tamora lusingare 223 tutti.
Ma, Tito, io ti ho toccato nel vivo;
spillato il tuo sangue, se Aaron ora avrà senno,
tutto è salvo, l’ancora in porto.
Entra il Clown.
Che c’è, buon uomo? vuoi parlare a noi?