Page 2078 - Shakespeare - Vol. 1
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come un guerriero, per comandare un campo.

                                            Esce.

                               Scena III EN

 Entrano Tito, il vecchio Marco, il giovane Lucio e altri signori con degli
       archi, e Tito porta delle frecce con delle lettere sulle punte.

TITO

 Vieni, Marco, vieni; da questa parte, miei congiunti.
 Signorino, fammi vedere come tiri d’arco;
 guarda di tenderlo tutto e farai centro.
 Terras Astraea reliquit 202 : ricordalo, 203 Marco,
 se n’è andata, è fuggita. Signori, mano agli strumenti.
 Voi, cugini, andrete a sondare l’oceano
 e a gettare le reti,
 potrete forse pigliarla in mare,
 anche se lì c’è poca giustizia come in terra.
 No, Publio e Sempronio, questo tocca a voi:
 dovete scavare con la zappa e con la vanga
 fino a penetrare il centro riposto della terra;
 poi quando arrivate al regno di Plutone,
 consegnategli, vi prego, questa petizione:
 ditegli che chiede giustizia e aiuto
 e che viene dal vecchio Andronico,
 sconvolto dal dolore nell’ingrata Roma.
 Ah, Roma! Certo, certo, io ti ho resa infelice
 quando ho riversato il suffragio del popolo
 su colui che così mi tiranneggia.
 Su, andate; e, vi prego, state attenti,
 e non mancate di perquisire ogni nave da guerra:
 questo malvagio imperatore può averla mandata via per mare,
 la giustizia, e allora, miei congiunti, le fischieremo dietro invano.

MARCO

 O Publio, non è evento doloroso questo,
 vedere il tuo nobile zio così fuori di senno?

PUBLIO

 Proprio perciò, miei signori, ci è d’obbligo
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