Page 2058 - Shakespeare - Vol. 1
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e piego in terra questa fragile rovina. 139
 Se qualche potenza ha pietà di lacrime disperate,
 quella io invoco. Cosa, vuoi inginocchiarti con me? 140
 Fallo, allora, cuor mio: il cielo ascolterà le nostre preghiere,
 o con i nostri sospiri appanneremo la volta celeste
 e offuscheremo di nebbia il sole; come talvolta le nuvole
 quando se lo stringono al loro petto liquefatto. 141

MARCO

 O fratello, parla con verosimiglianza,
 e non scoppiare in tali estremi eccessi.

TITO

 Non è estremo il mio dolore, non avendo fondo? 142
 Sia allora la mia passione anch’essa senza fondo.

MARCO

 Ma pure lascia che la ragione governi il tuo lamento.

TITO

 Se ci fosse ragione per queste sventure,
 allora potrei mettere limiti ai miei dolori.
 Quando piange il cielo, non straripa la terra? 143
 Se infuriano i venti, non impazzisce il mare,
 minacciando la volta celeste con la faccia rigonfia?
 E tu vuoi una ragione per questo scompiglio?
 Io sono il mare: ascolta come soffiano i suoi sospiri;
 lei è la volta piangente del cielo, io la terra:
 allora deve il mio mare essere agitato dai suoi sospiri;
 allora deve la mia terra, per le sue continue lacrime,
 divenire diluvio, inondata e annegata;
 poiché 144 le mie viscere non possono nascondere le sue pene
 ma come un ubriaco io devo vomitarle.
 Dammi licenza, dunque; a chi perde va data licenza
 di liberarsi lo stomaco con lingua amara.

                Entra un messaggero con due teste e una mano.

MESSAGGERO

 Onorabile Andronico, sei mal ripagato
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