Page 2053 - Shakespeare - Vol. 1
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e hanno allevato questo dolore, nutrendomi la vita.
In inutile preghiera sono state levate
e non mi sono servite ad alcun uso.
Ora il solo servizio che chiedo loro
è che una aiuti a tagliare l’altra. 129
È bene, Lavinia, che tu non abbia mani
perché è solo vano servire Roma con le mani.
LUCIO
Parla, gentile sorella, chi ti ha martoriata?
MARCO
Oh, quella deliziosa macchina dei suoi pensieri,
che li ciarlava con così gradevole eloquenza
è stata strappata da quella graziosa gabbia
dove come un dolce uccello melodioso cantava
dolci note modulate, incantando ogni orecchio. 130
LUCIO
Oh, dillo tu per lei, chi ha fatto questo?
MARCO
Oh, così l’ho trovata che vagava nel parco
cercando di nascondersi, come fa la cerva 131
che ha subìto una incurabile ferita.
TITO
Era la mia cara cerva, e chi l’ha ferita
mi ha fatto più male che se mi avesse ucciso.
Perché ora io sto come uno su uno scoglio,
circondato da un deserto di mare,
che guarda la crescente marea montare onda per onda
e sempre si aspetta che un maligno flutto
lo inghiotta nelle sue 132 viscere salate.
Da questa parte, a morte sono andati i miei infelici figli;
qui, sta l’altro mio figlio, messo al bando,
e qui, mio fratello, a pianger le mie pene;
ma ciò che alla mia anima dà la più grande offesa
è la cara Lavinia, più cara dell’anima mia.
Avessi visto il tuo ritratto in questo stato,