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e il superbo Saturnino, con la sua imperatrice,
mendicherà alle porte, come Tarquinio e la sua regina. 155
Ora andrò dai Goti e raccoglierò un esercito
per vendicarmi di Roma e Saturnino.
Esce Lucio.
Scena II 156 EN
Un banchetto. Entrano Andronico, Marco, Lavinia e il ragazzo.
TITO
Bene, bene; ora sedete; e badate di non mangiare
più di quanto serva a tenerci in forze
per vendicare queste nostre amare pene.
Marco, sciogli quel nodo intrecciato di dolore: 157
tua nipote ed io, povere creature, non abbiamo mani
e non possiamo dare sfogo alla nostra croce
a braccia incrociate. 158 Questa mia povera mano destra
m’è rimasta per tiranneggiarmi il petto,
e quando il mio cuore, pazzo d’angoscia,
batte in questa cava prigione della mia carne,
così allora io lo soffoco col pugno.
Tu mappa di dolore 159 che così parli per segni,
quando pulsa il tuo povero cuore con battiti furiosi,
tu non puoi colpirlo, così, per azzittirlo.
Feriscilo con i sospiri, 160 ragazza mia, uccidilo di lamenti;
o prendi fra i denti un piccolo coltello
e fa’ un foro proprio di fronte al cuore,
che tutte le lacrime che versano i tuoi poveri occhi
scorrano in quello scolo e saturandolo
anneghino il lamentoso folle in un mare di lacrime salate. 161
MARCO
Vergogna, fratello! non insegnarle a questo modo
a levar mani violente sulla sua tenera vita.
TITO
Cosa? il dolore ti fa già vaneggiare?
No, Marco, nessuno dev’essere pazzo, tranne me. 162
Quali mani violente può levare sulla sua vita?