Page 2063 - Shakespeare - Vol. 1
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Maledizione, assassino! tu uccidi il mio cuore.
 I miei occhi sono sazi di spettacoli di violenza:
 un atto di morte commesso sugli innocenti
 non si addice al fratello di Tito. Vattene,
 vedo che non sei fatto per la mia compagnia.

MARCO

 Ahimè, mio signore, ho ucciso solo una mosca.

TITO

 «Solo»? e se quella mosca aveva un padre e una madre?
 Come stenderà le fragili ali dorate
 ronzando per l’aria lamentosi fatti?
 Povera mosca innocente,
 che con la graziosa melodia del suo ronzìo
 era venuta qui a rallegrarci, e tu l’hai uccisa.

MARCO

 Perdonami, signore: era una brutta mosca nera
 come il Moro dell’imperatrice, e perciò l’ho uccisa.

TITO

 Oh! Oh! Oh!
 Perdonami allora per averti rimproverato,
 perché hai fatto un atto misericordioso.
 Dammi il coltello, infierirò su di lei
 illudendomi che sia il Moro
 venuto qui apposta per avvelenarmi.
 Questo è per te, e questo è per Tamora.
 Ah, marrano!
 Ma spero che non siamo caduti così in basso
 da non poter uccidere, insieme, una mosca
 che ci viene davanti a somiglianza d’un Moro nero come il carbone.

MARCO

 Ahimè, pover’uomo! il dolore l’ha così sconvolto
 che prende ombre false per sostanze vere.

TITO

 Su, sparecchiate. Lavinia, accompagnami;
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