Page 2060 - Shakespeare - Vol. 1
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TITO Escono.
Ah! ah! ah! 151
MARCO
Perché ridi? non si addice a quest’ora.
TITO
Perché? non ho più una lacrima da versare.
E poi questo dolore è un nemico
che vorrebbe insediarsi nei miei occhi allagati
e farli ciechi col tributo delle lacrime: 152
e allora per quale via troverò la caverna della Vendetta? 153
Perché queste due teste sembrano parlarmi
e minacciarmi che mai troverò pace
finché tutti questi misfatti non siano ricacciati
in gola a chi li ha commessi.
Su, lasciami vedere quale compito mi aspetta.
Voi, gente afflitta, fate cerchio attorno a me,
che possa rivolgermi a ognuno di voi
e giurare all’anima mia di riparare i vostri torti.
Il voto è fatto. Vieni, fratello, prendi una testa;
e con questa mano porterò io l’altra.
E anche tu, Lavinia, avrai un incarico in questo:
porterai la mia mano, dolce fanciulla, fra i tuoi denti.
Quanto a te, ragazzo, allontanati dalla mia vista;
sei un esule e non devi fermarti qui:
corri dai Goti e raccogli un esercito, tra loro.
Se mi ami, come credo,
baciamoci e separiamoci, ché abbiamo molto da fare.
LUCIO
Arrivederci, Andronico, nobile padre mio,
l’uomo più infelice che mai visse a Roma
Arrivederci, Roma superba, finché Lucio non torni:
egli ama 154 i suoi pegni più della sua vita.
Arrivederci, Lavinia, nobile sorella mia:
oh, se tu fossi come sei stata finora!
Ma ora né Lucio né Lavinia vivono,
se non nell’oblìo e negli odiosi affanni.
Se Lucio vivrà, vendicherà i tuoi torti,