Page 2052 - Shakespeare - Vol. 1
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la mia condanna all’esilio per sempre.
TITO
Oh uomo fortunato! ti hanno favorito.
Ma non ti accorgi, stupido Lucio,
che Roma non è che una selva di tigri? 128
Le tigri devono predare, e Roma non offre altra preda
che me e i miei. Quanto sei fortunato, dunque,
ad essere bandito da questi divoratori!
Ma chi viene qui col nostro fratello Marco?
Entra Marco con Lavinia.
MARCO
Tito, prepara i tuoi vecchi occhi al pianto,
o a schiantarsi il tuo nobile cuore:
porto alla tua vecchiaia un dolore che consuma.
TITO
Mi consumerà? Allora fammelo vedere.
MARCO
Questa era tua figlia.
TITO
Perché, Marco? Lo è.
LUCIO
Ahimè, questo spettacolo mi uccide!
TITO
Hai il cuore debole, ragazzo; alzati e guardala.
Parla, Lavinia, quale maledetta mano
ti ha fatta senza mani agli occhi di tuo padre?
Quale idiota ha aggiunto acqua al mare
o gettato una fascina sulla incendiata Troia?
Il mio dolore era al colmo prima che tu venissi,
e ora come il Nilo disdegna ogni confine.
Datemi una spada, mozzerò anche le mie mani,
perché hanno combattuto per Roma, vanamente,