Page 2036 - Shakespeare - Vol. 1
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Mio amato Aaron, perché fai quell’aria così triste,
quando ogni cosa fa vanto d’allegria?
Gli uccelli cantano melodie in ogni cespuglio,
il serpente dorme arrotolato nel gioioso sole,
le verdi foglie tremano al vento che raffresca,
e fanno in terra un’ombra screziata.
Alla loro dolce penombra sediamoci, Aaron,
e, mentre la balbettante eco irride i cani
replicando stridula agli intonati corni,
come se una doppia caccia ad un tempo fosse udita, 88
sediamoci ad ascoltare il loro chiasso che si stinge; 89
e dopo tale lotta quale si dice
che godettero una volta il principe errante e la sua Didone,
quando furono sorpresi da una felice tempesta
e tiraron le cortine in una grotta che tenne il loro segreto, 90
noi potremo, avvinti nelle braccia l’un dell’altra,
finiti i nostri passatempi, gustare un sonno dorato,
mentre i cani e i corni e i dolci melodiosi uccelli
per noi saranno come il canto di una balia,
ninnananna che addormenta i bambini.
AARON
Signora, se Venere governa i tuoi desideri,
Saturno è la mia dominante: 91
che significa il mio occhio dal mortale sguardo,
il mio silenzio e la mia rannuvolata malinconia,
il mio vello di lanosi capelli che ora si snoda
proprio come una serpe quando si srotola
per compiere una fatale esecuzione?
No, signora, questi non sono segni di Venere:
la vendetta è nel mio cuore, la morte nella mia mano,
sangue e rivalsa mi martellano nella testa.
Ascolta, Tamora, imperatrice della mia anima,
che non spera paradiso più grande di quel che in te si trova,
questo è il giorno del giudizio per Bassiano:
la sua Filomela 92 dovrà oggi perdere la lingua
e i tuoi figli metteranno a sacco la sua castità,
e si laveranno le mani nel sangue di Bassiano.
Vedi questa lettera? prendila ti prego,
da’ al re questo rotolo con trama di morte.
Ora non farmi più domande; siamo spiati;