Page 1817 - Shakespeare - Vol. 1
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mi provoca a tale triplice spergiuro:
Amore mi fece giurare, Amore mi fa spergiurare.
O Amore, tentatore insinuante, se in questo hai peccato,
trovagli tu una scusa, al suddito tentato!
Dapprima adoravo una tremula stella,
ma ora mi prostro ad un astro solare.
Un uomo sensato fa bene a infrangere un voto insensato: 34
e peggio per chi non è abbastanza sveglio
da voler trasmutare il peggio in meglio.
Vergogna a te, lingua irriverente, a definire “il peggio”
colei che tanto spesso hai eletto a tua sovrana,
con ventimila giuramenti dal profondo dell’anima.
Non so cessare d’amare, eppure lo faccio,
ma cesso d’amare laddove amare dovrei.
Se perdo Giulia, perdo Valentino;
se li conservo, dovrò perder me stesso;
se poi li perdo, perdendoli ritrovo
non Valentino, ma me stesso, non Giulia, ma Silvia.
A me stesso io son più caro d’un amico:
l’amor di sé resta il valore più prezioso;
e Silvia - lo sa il cielo, che l’ha fatta bella e bionda -
mi oscura Giulia, mi fa di lei una nera Etiope.
Voglio dimenticar che Giulia è viva,
e ricordare che quell’amore è morto,
e Valentino me lo farò nemico
mirando a Silvia, ben più dolce amica.
Ora non posso restar fedele a me stesso
senza tradire in parte Valentino.
Stanotte intende, con una scala di corda,
dar la scalata al verone della sublime Silvia,
con me nel ruolo di complice e rivale.
Avvertirò senza indugio il padre di lei
della fuga che tramano in segreto;
e lui, furente, bandirà Valentino,
poiché a Turione vuol dar la figlia in sposa.
Partito Valentino, senza por tempo in mezzo,
con qualche abile mossa metterò fuori gioco l’ottuso Turione.
Amore, dammi le ali per dar corso al mio intento,
tu che mi hai messo in mente l’idea del tradimento.

                                                               Esce.
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