Page 1759 - Shakespeare - Vol. 1
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nulla che implichi un legame esclusivo, reciproco, irripetibile. Proteo è un
amico con la a minuscola, uno come tanti (Thou common friend! - gli grida
Valentino quando finalmente se ne accorge). La sua vera identificazione è
con Silvia, e quando esclama:

Morire è esser banditi da se stessi,
e Silvia sono io stesso: bandita da lei
l’io è bandito da me.

                                                  (III, i, 171-173)

conferma che se non può vivere senza Silvia può viver benissimo senza
Proteo: come tutta l’azione sta a dimostrare. Neppure lui è quindi
all’altezza dell’ideale: vorrebbe esserlo, ma inciampa qui nella seconda
contraddizione. Come «cavaliere dell’odissea d’amore» (osserva Kurt
Schlueter) egli perviene «a un climax in cui l’atto che in un contesto
potrebbe configurarsi come la prova suprema del suo idealismo, nell’altro
contesto non è che un’abbietta diserzione da ogni aspirazione ideale».
Ma c’è chi ritiene che soffermarsi sul conflitto Amore-Amicizia porti fuori
strada. Un recente saggio di René Girard, Un teatro dell’invidia, rivisita
l’opus shakespeariano alla luce del concetto di “mimesi del desiderio”, ed è
proprio l’analisi de I due gentiluomini ad offrirgli lo spunto di partenza per
un’indagine acuta e originale dei drammi più problematici del canone. Il
grido di Valentino:

                    O tempi scellerati,
quando fra i tuoi nemici il peggiore è un amico!

                                                  (V, iv, 71-72)

non indulge a un’iperbole retorica, o a un urlato paradosso, ma definisce in
modo appena velato, secondo il Girard, «il vero motivo della commedia: la
sconcertante prossimità, per non dire identità, di amicizia mimetica e odio
mimetico». Il conflitto tra i due, sostiene lo studioso francese, non è quello
tra Amore e Amicizia: «Il problema va al di là di una mera opposizione di
concetti». La tendenza alla “mimesi”, cioè all’emulazione e imitazione di un
essere amato perché assunto a modello, porta all’invidia latente e da qui al
rancore e all’odio, all’inversione e traslazione delle pulsioni. È questo il
caso di Proteo, personalità senza un centro, dal fragile senso di identità (e
sarà il caso di ben altri villains shakespeariani, a cominciare da Jago).
«L’emulazione» - sostiene il Girard - «non avvicina gli esseri umani ma li
separa, e paradossalmente può fare entrambe le cose simultaneamente.
[...] La mimesi del desiderio porta in sé il meglio dell’amore come il peggio
dell’odio. Trasparente paradosso che gioca un ruolo enorme nell’intero
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