Page 1748 - Shakespeare - Vol. 1
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incarnarlo: l’ennesimo ostaggio della convenzione petrarchesca:
Non vivo più se lei - di me l’essenza -
mi toglie la benigna sua influenza
che mi dà vita, cibo, luce, affetto.
(III, i, 182-184)
Un personaggio stilizzato (come stilizzata è Silvia): primo prototipo dei
giovani amanti di future commedie (Bassanio, Orsino e soprattutto
l’Orlando di Come vi piace).
Un eroe, si è detto, poco più che adolescente: i due amici si vedono (I, i)
come creature in boccio, e di tender days, o «verdi anni», parleranno
ancora. Una Linea Verde - quella dell’inesperienza e dell’astratto idealismo
- che Valentino non riesce a varcare. Astratta è l’immagine del perfetto
gentiluomo cui aspira con tutto se stesso e che, al cospetto del Duca e
della corte, proietta sull’amico assente:
Egli è perfetto nel corpo e nello spirito,
con tutte le doti che in dote ha un gentiluomo.
(II, IV, 71-72)
Curioso panegirico, questo di Valentino, che nel sopravvalutare l’amico
svaluta (a torto) se stesso. Cosa lo ispira? Uno zelo strumentale (estendere
a Proteo il favore del Duca)? Parzialità di sempre? Coscienza di essere
ancora distante dalle mete cui aspira? Un piccolo show a beneficio,
soprattutto, di Silvia? E se così fosse, che cosa c’è sotto? Valentino ammira
Proteo (inconsciamente) perché intravede in lui pulsioni vitali e
trasgressive; e lo ammira consciamente - sospettiamo - perché il proprio
status sociale è chiaramente inferiore (circostanza questa ben di rado
osservata). Ce lo fanno capire un certo discorso del padre di Proteo, il fatto
che quest’ultimo arrivi a corte «commendato da personaggi d’alto rango»,
le invettive del Duca: «I tuoi accattivanti sorrisi dispensali ai tuoi pari»,
«Via, vile intruso, schiavo presuntuoso!» e ancora, «Quel tanghero di
Valentino». La parola è peasant, ch’è come dire ‘cafone’: essa inchioda il
giovane a chissà quanto remote origini servili. In breve, Proteo può
permettersi il lusso di trascurare gli studi, Valentino non può. E con la sua
messa al bando crolla anche il suo sogno di promozione sociale: finisce in
un verde limbo di gentiluomini, come lui, declassati.
Il Valentino forte, lieto, leale e generoso delle regie vittoriane non è mai
esistito. Si tratta in realtà di un eroe fragile, che mai potrebbe uscire dal
limbo con le sue sole risorse. Ha prima irriso alla follia d’amore, e poi se
n’è lasciato imbambolare (e Svelto gli dà il fatto suo); in un contesto che