Page 1746 - Shakespeare - Vol. 1
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miglior amico del calunniato?
(IV, i) Nel traversare una foresta, il fuggitivo Valentino incappa nei
Fuorilegge, ex-gentiluomini finiti alla macchia per qualche errore di
gioventù. A questi non pare vero di aver fra loro un ospite così bello e
istruito, e lo eleggono a loro capo. (IV, ii) Sotto gli occhi esterrefatti di
Giulia (in abito da paggio) Proteo corteggia Silvia con canti e serenate. Ma
lei lo respinge e gli rinfaccia la duplice infedeltà. (IV, iii) Silvia si prepara a
fuggire in cerca di Valentino, e chiede ad Aglamoro, gentiluomo
d’intemerata virtù, di farle da scorta. (IV, iv) Lanciotto recrimina sulle
malefatte del cane, che non sa comportarsi in società. Proteo a sua volta lo
redarguisce per le sue mancanze, e assume il finto paggio al suo servizio.
Giulia recapita a Silvia l’anello dato a suo tempo a Proteo, che Proteo
manda in dono all’altra donna. Il paggio e Silvia compiangono la sorte di
Giulia. La quale medita sui sortilegi di Eros: «Cos’è mai che lui può
ammirare in lei / e ch’io non possa fargli ammirare in me?».
(V, i) Come convenuto, Aglamoro e Silvia si dan convegno nella cella di un
frate soccorrevole. (V, ii) Il vanesio Turione vorrebbe sapere come va il suo
corteggiamento per procura: Proteo e il paggio-Giulia lo menano pel naso.
Nel frattempo si apprende che Silvia è fuggita: il Duca e gli altri si lanciano
all’inseguimento. (V, iii) I Fuorilegge catturano Silvia. (V, iv) Anche Proteo e
il paggio son catturati e portati da Valentino. Silvia rinfaccia a Proteo la sua
slealtà. Questi ribatte che in amore tutto è lecito, ed esasperato dalla di lei
resistenza, è tentato di prenderla con la forza. Lo blocca Valentino.
Fulminato dalla vergogna, Proteo si pente ed è perdonato: tanto che
Valentino, di punto in bianco, gli cede la donna contesa. Sconvolta, Giulia
rivela la propria identità. Proteo rinsavisce di colpo e dimentica Silvia per
Giulia. Nel frattempo i Fuorilegge han catturato il Duca e Turione.
Quest’ultimo, sfidato da Valentino, rinuncia a ogni pretesa sulla figlia del
Duca, che la concede pertanto a Valentino, il più perfetto fra i gentiluomini:
il quale ottiene il perdono per i Fuorilegge. E tutti vanno lietamente a far
festa.
In questa trama non mancano incongruenze: alcune balzano agli occhi alla
lettura, altre si perdono nell’azione scenica. Innanzitutto, l’incertezza
nell’ambientazione. Dove risiedono i due gentiluomini, e a quale corte si
recano? Verona è nominata solo nel III atto. Che la meta di Valentino sia
Milano è dichiarato nella scena iniziale, ma poi si parla (I, iii) della corte
dell’Imperatore, e all’Imperatore si accenna più avanti nel dramma. Per
recarsi a Milano occorre attendere il vento e la marea. La geografia
shakespeariana non va tanto per il sottile, né è tenuta a farlo: meno che
mai lo sarà nei romances, che abbisognano di paesi, se non immaginari,
quanto meno remoti (la Boemia, l’Illiria, la Sicilia), e di spazi indefiniti. Se è