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tarde di Marlowe e di Nashe. Tenendo conto inoltre della sospensione di
ogni attività teatrale a causa di una quarantena per quasi tutto il 1593,
anno in cui non a caso Shakespeare si dedica a poemi narrativi e non a
lavori per la scena (ma qualche critico, come Sidney Thomas, assegna The
Comedy of Errors proprio a quell’anno, trovandola stilisticamente vicina a
Venus and Adonis), le date proposte coprono un periodo che va dal 1584
agli inizi del decennio successivo, con una marcata preferenza per questi
ultimi: così infatti argomentano Henry Cuningham, E.K. Chambers, Harry
Levin, Stanley Wells, e in modo più deciso, con un preciso riferimento ai
mesi compresi fra l’aprile 1591 e il giugno 1592, T.S. Dorsch, nella più
recente (1988) edizione della serie New Cambridge Shakespeare, quella
seguita ai fini della presente traduzione.
I rapporti di Shakespeare con il Plauto dei Menaechmi, principale ma non
unica fra le fonti di The Comedy of Errors, sono stati ampiamente
investigati, anzi si può dire che costituiscano un campo d’indagine
particolarmente dibattuto nell’ambito di un testo che non è fra quelli più
frequentati dalla critica. Accanto alla classica vicenda dei due gemelli da
tempo divisi e finalmente riuniti dal caso nella stessa città, ma l’uno
all’insaputa dell’altro, con le conseguenze che è facile immaginare - il
canovaccio dunque dei Menaechmi, che Shakespeare aveva forse letto in
originale data la sua probabile dimestichezza con il latino, forse in qualche
compendio, o nel manoscritto della traduzione inglese di William Warner,
pubblicata solo nel 1595 - The Comedy of Errors risulta indebitata con un
altro testo plautino, Amphitruo, per la scena in cui Adriana lascia fuori dalla
porta il vero marito e intrattiene in casa il suo sosia, mentre sulla soglia si
scatena la battaglia fra i servi; e non esita a ricorrere a un brano della
Confessio Amantis di John Gower (stampata da Caxton nel 1493 e
ristampata anche nel secolo successivo) per la romanzesca vicenda di
Emilia, mentre qua e là affiorano reminiscenze bibliche o rimandi al Paolo
degli Atti degli Apostoli (Bullough, 1957, Tillyard, 1965), senza contare
evidenti e documentabili parentele con la commedia italiana del
Cinquecento (Clubb, 1967).
Struttura e personaggi
La dizione Actus Primus, Scaena Prima appare nell’edizione in-folio, e così
sono indicati via via gli inizi degli altri atti. Le divisioni interne in scene
peraltro non sono riportate: le edizioni moderne seguono le suddivisioni
proposte da Nicholas Rowe (1709).
Per quanto riguarda i nomi dei personaggi, va notato che il nome Solinus
non viene citato nel testo che una sola volta, e cioè nel verso d’apertura: