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secondo Ottocento si erano specializzati nel ruolo dei due Dromi.

A parte la famosa recita al Gray’s Inn nel 1594, accanitamente
documentata da Dorsch con minuziose ricerche sul posto, non ci sono
molte notizie relative al successo dell’opera nel XVII secolo, successo che
non deve essere mancato: dopo una ripresa a Corte per le festività
natalizie del 1604, un buco nero di oltre un secolo conduce al 1716, anno in
cui a Lincoln’s Inn Fields viene rappresentato - ma non pubblicato - un
adattamento di William Taverner, Every Body Mistaken. Dei cinque
adattamenti neoclassici elencati da Loretta Innocenti (Taverner, appunto;
e poi Shirley, Hull, ancora Hull, William Woods) solo quest’ultimo è
consultabile (alla British Library): s’intitola The Twins, or: Which Is Which?
(1780) e risulta rappresentata a Edimburgo nello stesso anno. Nonostante
un Advertisement to the Reader, che contiene i rituali omaggi al Bardo ma
anche le censure per tutti quei «giochi di parole, rime, e grossolane
allusioni» contenuti nel testo, il copione, ridotto in tre atti, non è poi molto
lontano dall’originale: ma è privo appunto di rime (salvo nei couplets
finali), di un buon sessanta per cento delle scene clownesche con i Dromi,
e presenta prudenzialmente una Hostess al posto della prostituta.
La tendenza a intervenire in modo anche radicale sul testo continua nel
secolo scorso (un adattamento - di J.P. Kemble, 1811 - dell’adattamento
di Hull; un’opera in musica di Frederick Reynolds, 1819) e a dire il vero
anche nel nostro; si direbbe che il teatro prediliga questa commedia e al
tempo stesso debba modificarla, non abbia vera fiducia nelle sue capacità
intrinseche di “intrattenimento”. Spesso, fra l’altro, viene presentato in
“doppio programma”, con un oggi ignoto Hamilton of Bothwellhaugh, di
A.R. Slous (1855, regia di Samuel Phelps), con il Comus di Milton (Regent’s
Park, 1934), con altri testi “mescolati” di Plauto e di Molière (A New
Comedy of Errors, or Too Many Twins , al Mercury Theatre di Orson Welles,
New York, 1940), e - arditamente - con le scene più sanguinose e
senechiane del Titus Andronicus (Old Vic, 1957, regia di Walter Hudd).
Anche se certe edizioni del secondo Ottocento e del primo Novecento
vengono ancora per un motivo o per l’altro ricordate (quelle, accennate,
iniziate nel 1864 con i due Webb; quella di Frank Benson nel 1905; quella
di Philip Ben Greet all’Old Vic nel 1915, con il primo grande successo della
giovane Sybil - poi Dame Sybil - Thorndike nel ruolo di Adriana), la storia
delle fortune sceniche si può sostanzialmente dividere in due fasi, prima e
dopo Komisarievsky. È infatti dopo la provocatoria e discussa edizione 1938
di Stratford - quella, diciamo, degli orologi impazziti - che la
sperimentazione si fa più audace, e accanto alle (poche) edizioni
filologicamente attendibili (Birmingham, 1948, regia di Douglas Searle, con
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