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altrimenti è sempre The Duke. Shakespeare può avere trovato questo
nome in John Lily (Campaspe, 1584). Antipholus, come vengono chiamati i
due Menaechmi plautini, è nome che significa etimologicamente ‘affetto
reciproco’ e si trova già nell’Arcadia di Sydney; fra i curiosi errori dell’in-
folio, c’è un «Antifolo Erotes» al posto di Antifolo di Siracusa in I, ii (la
cortigiana di Plauto si chiama Erotium) e il suo gemello di Efeso è Sereptus
in II, i, forse per ricalco del plautino surreptus. Anche Dromio, il nome dei
due servi, può essere stato suggerito a Shakespeare dalla lettura di
un’opera di John Lyly, Mother Bombie, composta prima del 1594. Da notare
anche che l’esistenza di due mercanti, anzi di tre contando Balthazar, è
suggerita dai commentatori moderni: all’inizio del quarto atto, la didascalia
di Rowe dice solo Enter a Merchant. In effetti, a differenza del primo, che
conosce bene la città, questo appare solo di passaggio e ignora l’esistenza
di Antifolo: forse in un’edizione teatrale non sarebbe comunque grave
unificarli, vuoi per economia nel casting vuoi per aggiungere un altro
“doppio” alla serie contenuta esplicitamente nel testo.
Fra i personaggi femminili, anche Luciana è vittima di un errore o di una
distrazione nell’in-folio, e viene chiamata Iuliana in III, ii mentre la serva
Luce viene identificata generalmente con quella più avanti chiamata Nell (o
Dowsabel, in chiave sarcastica): è probabile che dopo averla presentata
come Luce, l’autore abbia pensato di cambiarle nome in Nell, vuoi per
evitare confusioni con Luciana, vuoi per il gioco di parole nell/ell (unita di
misura pari a quarantacinque pollici). Ma nulla vieta di pensare che si tratti
in realtà di due personaggi distinti.
La scena si finge in Efeso, e la geografia è quella del romance. Una prima
opposizione di base viene istituita fin dall’inizio fra Siracusa, allora nota
come principale città sicula dell’antichità, e questa Efeso evocante
atmosfere stregate e inquietanti: seguono poi altre indicazioni o allusioni,
più o meno vaghe, ad altre città portuali del Mediterraneo, come
Epidamno, dove si svolge l’azione dei Menaechmi plautini, Corinto,
Epidauro (forse l’odierna Dubrovnik, a meno che Shakespeare non
intendesse ancora Epidamnum, la Dyrrachium romana, ovvero l’albanese
Durazzo). Di Efeso, quel che la scena effettivamente mostra è
presumibilmente la classica piazzetta con almeno tre case ben visibili e
distinte, anche grazie alle relative insegne: la locanda del «Porpentine» (lo
spelling shakespeariano di “porcupine”) dove abita la prostituta, l’Abbazia
del finale, e la Fenice, casa (o negozio?) di Antifolo di Efeso. Il Mercato e il
Porto, l’uno centro degli affari, l’altro possibile via d’uscita, vengono spesso
evocati come direzioni rispettivamente centripeta e centrifuga per l’Antifolo
siracusano e il suo servo.
Notevole, infine, il rispetto dell’unità di tempo, scandito da richiami