Page 1552 - Shakespeare - Vol. 1
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Sono in cielo, in terra o già all’inferno?
È sonno o veglia, ragione o non-senso?

                                            [II, ii, 210-211]

È lecito pensare che al finale questi due gemelli simillimi e diversi siano,
paradossalmente, meglio distinti l’uno dall’altro e meno diversi: che le
esperienze parallele, pur divergenti, abbiano determinato una certa
osmosi, un “travaso”: il siracusano potrà smettere la sua ricerca inquieta e
nomadica, l’altro avrà cessato di sentirsi così orgogliosamente sicuro di sé,
proprio come potranno incontrarsi a metà strada il risentimento ribelle di
Adriana nei confronti del maschio e la sbandierata e forse sospetta
sottomissione di Luciana. La ricerca dell’altra «goccia d’acqua» (I, ii, 36)
avrà allora portato davvero a un confondersi, a un mescolarsi:

Ah, non allontanarti, resta unito
alla tua sposa; se tu getti in mare
una singola goccia, puoi sperare
di ritrovare poi la stessa goccia
intatta, non mischiata ad altri liquidi?

                                            [II, ii, 122-126]

È Adriana che invoca l’amore del marito, che insiste sulla qualità
undividable, incorporate, unmingled di quella goccia d’acqua che è la loro
complementare personalità: a rischio, s’intende, dell’infezione e del
contagio (II, ii, 177).

Perché, a questo punto, e al di là della prevedibile traiettoria dei
personaggi, Shakespeare ha scoperto l’altro, il doppio, lo specchio, quello a
cui, come scrive Angela Carter in quel pastiche di gemelli
parashakespeariani che è il suo romanzo postumo Wise Children (1992),
accadono le tragedie che a noi sembrano commedie. Ha scoperto un
motivo che riaffiorerà puntuale e ossessivo nella sua opera - nelle
commedie e nelle tragedie - e che a esempio nel coevo The Taming of the
Shrew già si presenta in una ampia gamma di accezioni (i travestimenti
temporanei di Sly in Lord, di Lucentio nell’emblematico Cambio, il
mutamento definitivo di Katharina se veramente domata), in attesa di quel
vero e proprio vorticoso intrecciarsi di metamorfosi che sarà il Midsummer
Night’s Dream. A meno che, fin d’ora, tutti gli scambi e gli equivoci e i
giochi di specchi non si debbano ricondurre alle contaminazioni e alle
mésalliances del discorso teatrale, del personaggio-attore che come
Dromio confessa di essere soltanto una scimmia. Un gioco che conosce, più
che una fine, una serie di pause provvisorie: gli errori finiscono quando
appare per la seconda volta Emilia e invita tutti nell’abbazia, figli, marito,
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