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ossessivi al mezzogiorno (il dinner-time, ora del pasto principale per gli
elisabettiani, che «divideva simmetricamente la giornata in due parti»: G.
Salgado), e alle cinque, ora fissata per l’esecuzione del padre e per lo
scioglimento necessario - dopo tutto, questa è una commedia - di tutti gli
equivoci e gli intrighi.

Traduzione

Ho seguito, come già accennato, il testo curato da T.S. Dorsch per la New
Cambridge Shakespeare, confrontandolo di volta in volta con le altre
edizioni citate in bibliografia. La traduzione, a differenza di quelle
interamente in prosa di Ludovici, Baldini e Montale, cerca con risultati che
ad altri spetta giudicare di tener conto, se non ovviamente delle rime,
almeno della versificazione a couplets di gran parte del testo, del discorso
spesso spezzato o “duplicato”, delle frequenti sticomitie ecc., così in certo
senso e inconsapevolmente ricollegandosi alla soluzione adottata nel 1930
da Diego Angeli (che alle rime, e a varie libertà, peraltro non rinunciava).
Quella di The Comedy of Errors è una metrica più tradizionale e più
«legata», osserva Melchiori, rispetto alla pentapodia giambica già allora
dominante, non aliena da brani in veri e propri versi martelliani: per questo
si è tentato, tranne nelle parti in prosa nel testo originale, il ricorso
all’endecasillabo, magari volutamente zoppicante in certi interventi
burleschi dei due Dromi. Certo, data la maggior concentrazione del verso
shakespeariano e la ricchezza nel lessico inglese di parole mono o
bisillabiche, una simile scelta impone ovviamente allungamenti dei versi,
frequenti enjambements e anche dolorose, inevitabili perdite, limitate si
spera al massimo; ma si vorrebbe, sia pure in modo modesto, echeggiare
la misteriosa complementarità di quello che in altro contesto Maurizio
Bettini definisce linguaggio dello specchio e di Narciso, «parole che
scoprono meravigliate la propria somiglianza e si prendono di sé».

                                                                                                                      GUIDO FINK

Bibliografia per «La commedia degli errori»

EDIZIONI

Il testo seguito in questa traduzione è quello curato da T.S. Dorsch per la
New Cambridge Shakespeare, London 1988. Altre edizioni consultate (e di
cui si è frequentemente tenuto conto, come segnalato nelle Note) sono
quelle di R.A. Foakes per The Arden Shakespeare, London-New York
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