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(1962), 19912, di Harry Levin per la Signet Classics, New York 1965
(contiene anche la traduzione 1595 di William Warner dei Menaechmi e
un’antologia critica, con brani di Schlegel, Coleridge, Hazlitt, Souriau,
Evans, Barber), e di Stanley Wells per la Penguin, 1972.

TRADUZIONI ITALIANE

Nessuna traduzione nella nostra lingua figura nel prontuario di A.M. Crinò,
Le traduzioni di Shakespeare in Italia nel ’700 (Roma 1956), né si ha
notizia di versioni ottocentesche, per quanto la prima apparsa nel nostro
secolo (al ventinovesimo tomo della serie Teatro di Guglielmo
Shakespeare, Milano, Fratelli Treves, 1930) rechi l’inequivocabile
avvertimento «nuova traduzione di Diego Angeli». Assenti le versioni
italiane anche dai cataloghi della British Library, che pure elencano una
trentina di traduzioni in varie lingue, incluse il bulgaro, lo hindi, l’urdu,
l’indostano e il tamil: la spiegazione sta forse nel fatto che le versioni
italiane più diffuse non sono apparse come volume singolo ma all’interno di
raccolte (William Shakespeare, Teatro, a cura di M. Praz, Firenze, Sansoni,
1950; Opere complete a cura di G. Baldini, Milano, Rizzoli, 1963; Le
commedie eufuistiche a cura di G. Melchiori, Milano, Mondadori, 1990), e
rispettivamente dovute a E. Montale, allo stesso Baldini e ad A. Cozza.
Come volumetto a sé stante sono peraltro uscite la traduzione Baldini
(1961), e ancor prima, per i tipi di Einaudi (Torino 1960), quella di Cesare
Vico Lodovici, poi unita ad altre in una raccolta della Biblioteca Moderna
Mondadori. Un vivo successo, nel 1958 a Ostia Antica e poi in varie città
italiane, doveva arridere a una versione diretta da Mario Ferrero, con
Antonio Pierfederici (Antifolo di Siracusa), Edda Albertini (Adriana), Raoul
Grassilli (Antifolo di Efeso), Arnoldo Foà (Dromio di Siracusa) e Franco
Parenti (Dromio di Efeso): la traduzione, pure molto lodata, è attribuita da
M. Praz («Shakespeare Survey», 13, 1960) a Gerardo Guerrieri, e da G.
Baldini a Cesare Vico Lodovici. Sulla traduzione Montale risulta basata la
più recente edizione scenica italiana (Teatro dell’Arca, 1992-1994), ma di
fatto la regia pseudoronconiana (Antonio Syxty) si disinteressa e della
traduzione e del testo, preferendo adottare goliardici toni oscillanti fra il
cartoon disneyano e incongrui echi del ciclo cinematografico di Guerre
stellari, aggiornati al varietà televisivo.

STUDI

Th.W. Baldwin, William Shakespeare Adapts a Hanging (Maintaining that
the execution scene in «The Comedy of Errors» was suggested by the
hanging of one William Hartley), Urbana (Ill.) 1931; H.B. Charlton,
Shakespearean Comedy, London (1938) 19732, pp. 44-65; G.R. Elliot,
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