Page 1553 - Shakespeare - Vol. 1
P. 1553

servi, mercanti, orafo, prostituta, tutti coloro che non sapevano mentre noi,
che sapevamo, rimaniamo esclusi: ma per fortuna la grande stagione della
commedia shakespeariana è appena cominciata.

Non va dimenticato che fra le tante ipotesi costruite dall’infaticabile
Baldwin a proposito della Comedy, ce n’è una virtualmente accettata da
tutti (ad es. Foakes, 1962, e Dorsch, 1988) secondo cui la descrizione da
parte del Secondo Mercante della «tetra valle / luogo di morte per i
condannati / laggiù, dietro i fossati del convento» (V, i, 120-122) si
riferirebbe a Finsbury Park, accanto alla quale sorgevano un’abbazia, la
Holywell Priory, e anche due teatri, The Curtain e The Theatre, dove agiva
in quegli anni proprio la compagnia di Shakespeare, i Lord Strange’s Men:
una messa in scena, dunque, se non proprio sul luogo dell’azione, in una
località simile a quella indicata nel testo. Vorrebbe dire, allora, che tra la
forca (luogo designato per la messa a morte del padre) e l’Abbazia della
resurrezione materna, si trova anche il luogo degli scambi e delle
trasformazioni, quella falsa Efeso di incantesimi e stregonerie che può
preludere ai rituali notturni del bosco dei Midsummer Night’s Dream o alla
magia bianca dell’isola di Prospero. Oppure vorrà soltanto dire, più
semplicemente, che la mascherata, il gioco, l’equivoco, l’errore (teatrale)
rimangono per Shakespeare la via non più diritta ma certo più sicura al
raggiungimento di un ordine sempre precario.

È curioso che nella storia delle edizioni sceniche della Comedy - una storia
molto ricca, ma come si è accennato ricca soprattutto di adattamenti e di
pastiches - solo in una recente edizione televisiva della BBC (1983-1984) si
sia trovato il coraggio di affidare a un unico attore, Michael Kitchin, il ruolo
dei due Antifoli, e al solo Roger Daltrey quello dei due Dromi; e questo in
una versione che, a dirla con il regista James Cellan-Jones, pur senza
trascurare il gioco e l’assurdo (“prebeckettiano”) intendeva cogliere anche,
per esempio, la “tragicità” di una figura come quella di Egeone (Cyril
Cusack), la cui dolorosa storia veniva peraltro mimata, in I, i, da un gruppo
di clowns più o meno ispirati alla nostra Commedia dell’Arte. Occorrevano
dunque i supporti dell’elettronica o forse solo dello split screen per risolvere
i problemi tecnici, apparentemente non insormontabili, dell’unico breve
momento, quello conclusivo, in cui i due Antifoli e i due Dromi si trovano
insieme sulla scena, e per fornire agli interpreti l’opportunità di creare,
come sembra prescrivere il copione, personaggi che sono al tempo stesso,
né più né meno della pirandelliana signora Morli, uno e due. Fino a oggi, in
pratica, era invalsa l’abitudine di affidare i ruoli a coppie di attori
somiglianti, come a esempio quei fratelli Charles e Henry Webb che nel
   1548   1549   1550   1551   1552   1553   1554   1555   1556   1557   1558