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e non considerate vostra minor fortuna Escono.
assomigliare tanto al signor Vincenzo.
Assumerete il suo nome e il suo rango
e alloggerete amichevolmente a casa mia.
Badate di recitare la parte come si conviene.
Voi mi capite, signore. Resterete così
finché avrete sbrigato gli affari in città.
Se è una cortesia, signore, accettatela.
PEDANT E
Oh, signore, accetto, e vi terrò in eterno
patrono della mia vita e della mia libertà.
T RANIO
Allora venite con me ad attuare il piano.
Questo, intanto, vi rendo noto: mio padre
è atteso da un giorno all’altro a Padova
per garantire una dote matrimoniale
fra me e la figlia qui di un certo Battista.
Di tutte queste circostanze vi darò conto.
Venite con me, vi abbiglierò come si deve.
Scena III EN
Entrano Caterina e Grumio.
GRUMIO
No, no, davvero, non ho il coraggio.
CAT ERINA
Più mi maltratta, più mostra malvolere.
Ma come, mi ha sposata per affamarmi?
I mendicanti che alla porta di mio padre
chiedono l’elemosina, la ricevono subito,
o trovano altrove chi gli fa la carità.
Ma io, che non ho mai saputo implorare,
né ho mai avuto bisogno d’implorare,
sono morta di fame, barcollo dal sonno,
tenuta sveglia a improperi e nutrita di strilli.