Page 1369 - Shakespeare - Vol. 1
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e non considerate vostra minor fortuna                   Escono.
 assomigliare tanto al signor Vincenzo.
 Assumerete il suo nome e il suo rango
 e alloggerete amichevolmente a casa mia.
 Badate di recitare la parte come si conviene.
 Voi mi capite, signore. Resterete così
 finché avrete sbrigato gli affari in città.
 Se è una cortesia, signore, accettatela.

PEDANT E

 Oh, signore, accetto, e vi terrò in eterno
 patrono della mia vita e della mia libertà.

T RANIO

 Allora venite con me ad attuare il piano.
 Questo, intanto, vi rendo noto: mio padre
 è atteso da un giorno all’altro a Padova
 per garantire una dote matrimoniale
 fra me e la figlia qui di un certo Battista.
 Di tutte queste circostanze vi darò conto.
 Venite con me, vi abbiglierò come si deve.

                               Scena III EN

                              Entrano Caterina e Grumio.

GRUMIO

 No, no, davvero, non ho il coraggio.

CAT ERINA

 Più mi maltratta, più mostra malvolere.
 Ma come, mi ha sposata per affamarmi?
 I mendicanti che alla porta di mio padre
 chiedono l’elemosina, la ricevono subito,
 o trovano altrove chi gli fa la carità.
 Ma io, che non ho mai saputo implorare,
 né ho mai avuto bisogno d’implorare,
 sono morta di fame, barcollo dal sonno,
 tenuta sveglia a improperi e nutrita di strilli.
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