Page 1274 - Shakespeare - Vol. 1
P. 1274
suggella le metamorfosi avvenute con l’episodio corale della scommessa
sulle tre mogli e l’allocuzione di Caterina sul loro dovere.
Nonostante l’esultanza iniziale («At last, though long, our jarring notes
agree», 1), c’è dapprima un nuovo “contrasto” comico fra Caterina e la
vedova, che coinvolge anche altri. Quanto alla scommessa vinta da
Petruccio, se la vedova resta quel che è, si suggerisce evidentemente che
Bianca ha imparato da Caterina (o ha nascosto finora la sua vera natura);
in ogni caso, si è trasformata - mentre la sorella si fa addirittura
propa ga ndi st a (come vorrà in seguito il copione totalitario)
dell’indottrinamento subìto. Non solo obbedisce premurosamente al marito,
e ad un suo ordine calpesta davanti a tutti il cappellino («Off with that
bauble, throw it under foot. [She obeys.]», 122: l’episodio si ritrova quasi
sempre nel folclore), ma è lei stessa a esprimere quella che si potrebbe
definire l’omilia della sottomissione femminile (136-179).
Il suo discorso (uno analogo è nella coeva The Comedy of Errors, II, i, 16-
24, ma poi anche nel Troilus and Cressida , I, iii, 85-109) esprime
l’ortodossia civile e religiosa elisabettiana della catena dell’essere e del
degree, che vuole la donna subordinata al marito come il suddito al
principe, e la sua disobbedienza pari al tradimento. È stato da alcuni
notato che qui (rispetto allo stesso testo di A Shrew, ad esempio) le
accentuazioni sono più civili e secolari che religiose. In ogni caso, Caterina
sembra andare fin troppo oltre, eccedere nella sua “tirata” sulla
sottomissione - come avviene spesso con i convertiti e gli indottrinati (e
infatti è pronta a metter la mano sotto i piedi del marito, 178-179). Ma è
proprio in questo eccesso che potrebbe trovarsi una via d’uscita per una
“tirata” fedele allo spirito e alle credenze dell’epoca, ma certo indigesta e
imbarazzante oggi per spettatori e lettori anche non strettamente militanti.
Buttandola così all’eccesso, Caterina colorirebbe un po’ d’ironia e
d’incredulità questa dichiarazione di assoluta sottomissione; ovvero, la sua
si potrebbe vedere come una sorta di lezione imparata a memoria e
meccanicamente ripetuta per il quieto vivere del momento o per
sopravvivere, ma senza convinzione, così come si risponde ad una assurda
pretesa quando si è sotto costrizione, under duress. Come tale è stata
discussa nella critica femminista, e presentata da alcuni registi.
E infatti, il trionfo di Petruccio (186-187: «’Twas I won the wager...»),
salutato da Ortensio (188: «thou hast tam’d a curst shrew»), potrebbe
forse - ma solo forse - esser mitigato, se non rimesso in discussione,
dall’ultimo verso della commedia, che aprirebbe, almeno al gusto e alle
convizioni d’oggi, un possibile spiraglio sul futuro:
’Tis a wonder, by your leave, she will be tam’d so. (189),