Page 1279 - Shakespeare - Vol. 1
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linguistici. L’intreccio di Bianca, che segue i modelli della commedia
“letteraria” rinascimentale, è piuttosto convenzionale nelle situazioni e
ornato nel linguaggio; Lucenzio e gli altri parlano spesso per frasi fatte,
proverbi e clichés, con riferimenti libreschi, qualche pizzico di frasi italiane
per dare colore locale, l’uso truffaldino del latino. Si muovono talvolta come
manichini; i contrasti - fra vecchi e giovani, padri e figli, innamorati
dichiarati e nascosti - sono piuttosto prevedibili; il “pantalone” Gremio è
preso dalla commedia dell’arte. C’è notevole affinità di situazioni,
personaggi e discorsi con le altre commedie giovanili di Shakespeare, The
Comedy of Errors, in primo luogo, ma anche con Love’s Labour’s Lost . Di
innovativo, c’è forse l’interesse per l’insorgere e le complicazioni dell’amore
romantico, che Shakespeare svilupperà magistralmente nelle commedie
mature; carattere anticipatorio hanno anche i tre corteggiatori di Bianca.
Qui però il motivo dell’amore improvviso e giovanile, un po’ sbarazzino, è
condotto sul filo degli inganni e dei “suppositi”, dei travestimenti e dei
conseguenti equivoci senza vero approfondimento psicologico o
sentimentale, in una città universitaria, come si insiste all’inizio, che in
realtà risulta poi mercantile.
Il motivo della costrizione in famiglia e nelle regole del mercato
matrimoniale coinvolge sia Bianca che Caterina, determina (finta)
acquiescenza nell’una e aperta ribellione da bisbetica, nell’altra. Di fronte
alla cupezza di Gremio e, diciamo pure, alla grettezza di Battista, la loro
reazione è però ilare e sbarazzina, aperta alle possibilità di liberazione.
Un’aria leggera anima questo intreccio fatto di inganni e leggere
prevaricazioni, di precettori che non lo sono e padroni che si confondono
naturalmente con i servi, di pedanti che si fingono padri e padri legittimi
che vengono misconosciuti (ma solo per un po’), di figure insomma fragili
nella definizione interiore come lo sono le loro vicende. Spiccano i momenti
comici: le accensioni d’amore di Lucenzio (I, i), la sua gara con Gremio, le
profferte di Tranio-Lucenzio ( II, i), Ortensio che si presenta con la testa
infilata nel liuto, la lotta sorda tra i finti precettori, il cozening del pedante
(IV, ii) e il rischio che corre in città per le sue mentite spoglie (IV, iv). Ma
non c’è di più. Originale, per impostazione drammatica ed effervescenza di
linguaggio, è invece il trattamento essenzialmente comico-farsesco (ma
con riflessi seri per noi, come si è detto) dell’intreccio principale. Qui
Shakespeare affonda le mani in un terreno molto battuto dal folclore, dalla
letteratura e dal teatro popolare, senza remore per gli effetti di continua,
spassosa comicità, e sa dispiegare una v e rv e e un’efficacia teatrale
travolgenti. Proprio per la carica travolgente che sa infondere ai personaggi
di Petruccio e Caterina, ai loro furibondi contrasti, alle loro diatribe, alla
loro lotta senza quartiere, la vera natura di quanto fra loro accade passa
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