Page 1271 - Shakespeare - Vol. 1
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conquista Bianca per il padrone usando millanteria e sfrontatezza analoghe
a quelle di Petruccio, “puntando” all’asta più di Gremio (378: «Gremio is
outvied»). L’Atto II perciò, com’è stato osservato, è tutto un seguito di
contrasti efficacemente variati; dai toni sommessi dell’inizio si passa infatti
all’esplosione centrale dell’unico scontro ad armi pari fra Petruccio e
Caterina, e poi di nuovo ai toni più smorzati di Tranio-Lucenzio. Esso è
percorso dal motivo dello scambio di beni, dello scontro di energie o
sottigliezze mentali, e della finzione o dell’inganno che si sovrappongono
alla realtà.
Il primo spaesamento subìto da Caterina è sul piano dei rapporti sociali o
di convenienza; ne seguiranno di ben peggiori. L’inizio dell’Atto III è un
gioco gentile di inganni amorosi; la scena ii, quella del matrimonio, disloca
invece radicalmente le aspettative e la response di Caterina - dapprima
col ritardo di Petruccio, di cui lei vede bene la natura e lo stile (ii, 11), poi
col suo arrivo conciato in malo modo, descritto nel famoso pezzo di bravura
di Biondello (43-70), di cui Tranio coglie significato e finalità (124: «He
hath some meaning in his mad attire»). Infine, dopo un breve intervallo
che serve drammaticamente a coprire il tempo, e in cui Tranio e Lucenzio
completano la loro trama per Bianca (128-148), la dislocazione appare
completa nel racconto delle nozze ribalde, violente e ridanciane (158-179,
troppo offensive, evidentemente, per metterle in scena), nelle quali
Caterina è come schiacciata e ammutolita dalla sorpresa e dagli eventi.
Dopo questa serie di dislocazioni e spaesamenti, l’arrivo della combriccola
porta al primo scontro dei due “sposi”, con Petruccio che gioca sulle parole
(198-203), con uno degli ultimi tentativi di Caterina di essere assertiva e
fedele alla propria natura (208-221), e infine con la terribile asserzione
della sovranità di Petruccio, che dichiara a tutti gli effetti Caterina una
merce di sua proprietà (230-232: «She is my goods, my chattels, she is my
house, / My household stuff, my field, my barn, / My horse, my ox, my ass,
my any thing»), inventa una minaccia alla sua persona (236-237) e la
trascina via con sé. La dislocazione diventa ora fisica, e porterà a una
segregazione in campagna: il primo passo (o il luogo migliore) per attuare
il processo di assoggettamento, indottrinamento, vero e proprio “lavaggio
del cervello”, della bisbetica. Per gli astanti, sembra crudelmente una
forma di giustizia poetica - «being mad herself, she’s madly mated»
commenta Bianca (244) - o uno scambio di ruoli: «Petruchio is Kated»,
sentenzia Gremio. Per Battista, è come se non fosse successo nulla.
Nell’Atto IV c’è la serie di prove e torture cui è sottoposta Caterina
(dapprima narrate, poi sulla scena di una campagna “veneta” con
particolari connotazioni inglesi, IV, i, 79-82). Alla forzata dislocazione
seguono nell’ordine: l’umiliazione nel fango per abbrutire la vittima (i, 65-