Page 1266 - Shakespeare - Vol. 1
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per così dire a dare il tono alla commedia che segue, a prefigurarne
qualche spunto, ma non ne costituisce (come nel caso di A Shrew) un
contrappunto. Quanto al motivo centrale - lo scherzo giocato al calderaio
Sly, cui si fa credere di essere un signore - è diffusissimo nel folclore (n.
1531 nella tipologia Aarne-Thompson); lo si ritrova nelle Mille e una notte,
in testi medievali (per esempio in De rebus Burgundicis [1584] di
Heuterus), in ballate, gighe e jest-books dell’epoca di Shakespeare.
Dei due intrecci che formano la commedia, quello secondario, riguardante
il corteggiamento di Bianca, ha come fonte diretta The Supposes (1566) di
George Gascoigne, «traduzione» della commedia di Ludovico Ariosto I
suppositi (1509 in prosa, 1528-31 in versi), nella quale Ariosto si ispira
dichiaratamente ai modelli di Plauto e Terenzio, ossia della “commedia
antica”. Come indica il titolo, il motivo su cui si basa è quello dello scambio
di persone e delle false identità - la “commedia degli equivoci”, insomma
(e infatti The Supposes fu fonte anche di The Comedy of Errors, pressoché
negli stessi anni). Nei Supposes, ambientato a Ferrara, se ne contano ben
ventiquattro: Shakespeare ne derivò lo scambio fra servo e padrone (I, i), i
travestimenti dei due corteggiatori, la scena del falso padre (V, i),
l’andamento generale della trama, aggiungendo però di suo un terzo
corteggiatore (Ortensio) e modificando la coppia principale. Il suo Lucenzio
non è un seduttore (come è invece il suo corrispettivo nella fonte) ma
piuttosto un innamorato romantico; Bianca è a sua volta illibata e
casalinga, mentre Battista diventa un tipico “padre mercante”, attento a
disporre favorevolmente delle proprie figlie, mettendone l’una all’asta,
l’altra alla ventura. L’interesse di Shakespeare va al gioco del
corteggiamento, alla nascita dell’amore giovanile, al seguito dei
travestimenti e degli inganni, al contrasto fra padri e figli, fra vecchi e
giovani, comunque mantenuti nel segno della commedia.
Questo intreccio s’innesta funzionalmente nell’intreccio principale che dà il
titolo all’opera, e che non ha vera e propria fonte diretta. Il motivo della
bisbetica domata era presente nel folclore, in testi e ballate medievali, in
antecedenti letterari e teatrali. Fra i tanti, Shakespeare poté aver presente
un anonimo racconto in versi (ben 1100), A Merry Jest of a Shrewde and
Curste Wyfe, Lapped in Morelles Skin, for her Good Behavyour (stampato
nella metà del ’500), abbastanza vicino alla situazione, ma non agli sviluppi
shakespeariani, dove si narra di una bisbetica racchiusa nella pelle salata
d’un cavallo, bastonata a dovere e liberata solo quando dà segni di
“ravvedimento”, e del banchetto in cui viene esibita la sua sottomissione;
anche qui si parla di una sorella minore, che però scompare ben presto
dalla scena (per lei Shakespeare ricorre dunque alla trama dei Supposes).
Altra possibile fonte è stata indicata nella ballata The Wife Wrapt in a
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