Page 1091 - Shakespeare - Vol. 1
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ch’io abbia fatto a me stesso?
 O no, ahimè, se mai odio me stesso,
 per le azioni odiose che ho commesso.
 Sono uno scellerato... oppure mento, non lo sono!
 Sciocco, parla bene di te stesso! Sciocco, non ti lusingare.
 La mia coscienza ha mille lingue diverse,
 ciascuna delle quali racconta una diversa storia
 ed ogni storia mi condanna come scellerato:
 spergiuro, spergiuro, al massimo grado;
 assassino, feroce assassino, al grado più atroce;
 tutte le diverse colpe, commesse tutte in ogni grado,
 s’accalcano alla sbarra, gridando tutte: «Colpevole, colpevole!»
 Finirò disperato. Non c’è creatura che m’ami,
 e, se muoio, nessuna anima avrà pietà di me...
 E perché dovrebbe, dato che io stesso
 non trovo in me pietà alcuna verso me stesso?
 M’è parso che tutte l’anime di quelli che ho trucidato
 venissero alla mia tenda, ed ognuna minacciasse
 per domani vendetta sulla testa di Riccardo.

                                       Entra Ratcliffe.

RAT CLIFFE

 Monsignore!

RE RICCARDO

 Per le piaghe di Dio! Chi è là?

RAT CLIFFE

 Ratcliffe, mio signore, sono io. Il mattiniero gallo del villaggio
 ha già due volte salutato l’alba.
 I vostri amici sono in piedi ed indossano le armature.

RE RICCARDO

 O Ratcliffe, ho fatto un sogno spaventoso!
 Che credi... rimarranno tutti fedeli i nostri amici?

RAT CLIFFE

 Senza dubbio, mio signore.
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