Page 1061 - Shakespeare - Vol. 1
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DUCHESSA

 Sarò mite e gentile nelle mie parole.

RE RICCARDO

 E breve, mia brava madre, perché ho fretta.

DUCHESSA

 Hai tanta fretta? Io t’ho aspettato,
 Dio sa con quanto tormento ed angoscia.

RE RICCARDO

 E non sono arrivato, finalmente, a consolarvi?

DUCHESSA

 No, per la santa Croce, lo sai bene:
 tu venisti sulla terra per far della terra il mio inferno;
 la tua nascita fu per me un penoso fardello;
 capricciosa e ribelle fu la tua infanzia;
 gli anni di scuola, paurosi, sfrenati, selvaggi, furiosi;
 la prima giovinezza, ardita, temeraria, avventurosa;
 la maturità, orgogliosa, subdola, scaltra e sanguinaria:
 più quieta, eppure più nociva, sorridente nell’odio.
 Quale ora di consolazione puoi nominarmi
 che mi allietasse mai della tua compagnia?

RE RICCARDO

 Onestamente, nessuna, tranne l’Ora di Humphrey, 42
 che chiamò una volta vostra Grazia a far colazione lontano dalla mia

      presenza.
 Se agli occhi vostri son così privo di grazia,
 lasciate che prosegua la mia marcia, signora, senza offendervi.
 Battete il tamburo!

DUCHESSA

          Ti prego, ascoltami parlare.

RE RICCARDO

 Parlate troppo amaramente.

DUCHESSA
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