Page 1058 - Shakespeare - Vol. 1
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simulacro di regalità; un fiato, una bolla;
 regina da burla, destinata soltanto a riempire la scena.
 Dov’è, adesso, tuo marito? Dove, i tuoi fratelli?
 Dove sono i tuoi due figli? Di che cosa puoi gioire?
 Chi ti supplica e ti s’inginocchia davanti, e dice «Dio salvi la regina»?
 Dove sono i nobili che s’inchinavano e ti adulavano?
 Dove le torme che s’accalcavano per seguirti?
 Passa in rassegna tutto questo e guarda che cosa adesso sei:
 invece d’una moglie felice, una vedova affranta;
 invece d’una madre beata, una che piange di portare quel nome;
 invece di ricevere suppliche, sei costretta tu a supplicare umilmente;
 invece d’una regina, una autentica sventurata, con una corona

      d’affanni;
 invece di quella che mi sdegnava, sei ora sdegnata da me;
 invece d’esser temuta da tutti, ora temi uno solo;
 invece di dare ordini a tutti, nessuno più t’obbedisce.
 Così ha virato il corso della giustizia,
 riducendoti a niente altro che preda del tempo.
 Non t’è restato che il ricordo di ciò che fosti,
 per tuo maggior tormento, essendo ciò che sei.
 Usurpasti il mio posto, e non usurpi ora forse
 una giusta parte del mio dolore?
 Ora il tuo collo orgoglioso sopporta metà del mio pesante giogo,
 dal quale proprio qui sottraggo il mio stanco capo,
 lasciandone a te tutto il carico.
 Addio, moglie di York, e regina della mesta fortuna;
 queste sciagure inglesi mi faranno sorridere in Francia.

ELISABET T A

 Oh tu, così esperta in maledizioni, resta un poco
 ed insegnami a maledire i miei nemici.

MARGHERIT A

 Rinuncia al sonno la notte, e al cibo di giorno;
 paragona la morta felicità all’affanno vivente;
 pensa che i tuoi bimbi fossero più dolci di quel che erano
 e chi li uccise più immondo di quel che sia;
 migliorando con l’esagerazione ciò che hai perduto, renderai peggiore il

      malfattore responsabile.
 Rimuginando questo, imparerai a maledire.
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