Page 549 - Galileo. Scienziato e umanista.
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una battaglia contro gli Anfossi del suo tempo per il Dialogo,
che rimase elencato nell’Indice 148 .
Con qualche semplificazione, la gestione abituale di
Copernico da parte degli astronomi italiani tra la sconfitta di
Galileo e la vittoria di Settele può essere suddivisa in quattro
fasi successive. Durante la prima, dal 1633 al 1670, la vecchia
interdisciplina della fisica aristotelica e della teologia tomista
crollò sotto il peso dei corpi in caduta di Galileo e della filosofia
corpuscolare di Cartesio. Entro il 1670 la maggior parte delle
persone al corrente della questione avevano riconosciuto come
non fosse possibile sostenere alcun argomento fisico del tipo di
quello sviluppato da Tycho (una Terra in rotazione su sé stessa
si lascerebbe indietro nuvole e uccelli, e cosí via). Il punto di
non ritorno può essere identificato con precisione: nel 1651 il
gesuita Giovambattista Riccioli pubblicò un compendio molto
prezioso dell’astronomia dei suoi giorni, un Almagestum novum,
o aggiornamento di Tolomeo, che contiene, oltre a diecimila
altre cose, 126 argomentazioni filosofiche, matematiche e
teologiche pro e contro il copernicanesimo (49 a favore, 77
contrarie) 149 . Tra le argomentazioni fisiche, Riccioli giudicò
dubbie quelle contrarie a un Sole stazionario, mentre ritenne
decisive quelle contrarie a una Terra in movimento. Nel 1651 i
Galileisti erano troppo demoralizzati per protestare
efficacemente. Quando Riccioli ripeté i vecchi argomenti nel
1665, molti erano diventati abbastanza audaci da farlo, e nel
1669 Riccioli riconobbe che nessuna delle argomentazioni
fisiche o matematiche da lui ordinate nel proprio Almagesto
erano in grado di decidere la situazione. Il copernicanesimo non
poteva essere ritenuto falso in filosofia. A dimostrazione di un
Sole in movimento e di una Terra stazionaria rimaneva soltanto
il decreto della Chiesa: «Sostengo fermamente, credo
infallibilmente e confesso apertamente [nella Terra centro del
cosmo] solo al comando della fede, in base all’autorità delle
Scritture e per indicazione della Santa Sede di Roma» 150 .