Page 542 - Galileo. Scienziato e umanista.
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completamente esatti          132 .  In  cambio,  Rinuccini  inviò  a  Galileo
                notizie  che  da  buon  copernicano  lo  fecero  gioire:  sembrava

                infatti  che  Pieroni  avesse  osservato  una  parallasse  stellare!
                Galileo rispose come se Urbano fosse accanto a lui: «La falsità

                del sistema Copernicano non deve essere in conto alcuno messa
                in dubbio, e massime da noi Cattolici, havendo la inrefragabile

                autorità delle Scritture Sacre, interpretate da i maestri sommi in

                teologia […] Le congetture poi per le quali il Copernico et altri
                suoi  seguaci  hanno  profferito  il  contrario,  si  levono  tutte  con

                quel  saldissimo  argumento  preso  dalla  onnipotenza  di  Iddio»,
                cioè  il  Semplice  di  Urbano.  Dopo  averlo  affermato,  Galileo

                respinse però la conseguenza che nulla è possibile conoscere per
                certo  con  la  sola  luce  della  ragione:  «E  come  che  io  stimi

                insuffizienti  le  osservazioni  e  conietture  Copernicane,  altr’e
                tanto  reputo  piú  fallaci  et  erronee  quelle  di  Tolomeo,  di

                Aristotele e de’ loro seguaci, mentre che, [anche] senza uscire
                de’  termini  de’  discorsi  humani,  si  può  assai  chiaramente

                scoprire la non concludenza di quelle». Quanto all’argomento di
                Pieroni,  se  fosse  corretto  toglierebbe  la  Terra  dal  centro  del

                mondo; poiché però dipendeva da misure complesse e rientrava
                in  quello  che  era  il  margine  d’errore  possibile,  non  poteva

                trionfare. Sconcertato di fronte a questa affermazione, un lettore

                successivo  raschiò  via  la  firma  di  Galileo  dalla  lettera  che  la
                riportava: evidentemente, quel lettore non comprese il bisogno

                che Galileo aveva di dissimulare, o la sua maestria nel farlo                      133 .
                    Nonostante  l’attenzione  degli  amici  e  le  distrazioni  del

                lavoro, Galileo soffrí gravemente durante i suoi ultimi quattro
                anni  ad  Arcetri.  La  cecità  lo  colpí  nel  corso  del  1637:  dai

                sintomi  dal  lui  descritti  –  «flussioni»  da  un  occhio  e  poi
                dall’altro,  progressivo  declino  della  vista  con  occasionali

                miglioramenti – i medici hanno provato a fornire una diagnosi
                retrospettiva dei suoi problemi, con vari risultati. L’analisi piú

                recente  e  autorevole  indica  un  glaucoma,  probabilmente
                indipendente dalle malattie croniche di Galileo                  134 . Naturalmente
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