Page 541 - Galileo. Scienziato e umanista.
P. 541

Proprio alla fine,  nel 1641,  Urbano permise  la breve  visita
                durante  la  quale  Castelli  propose  a  Torricelli  di  fargli  da

                assistente.  Piú  avanti  in  quello  stesso  anno,  sotto  rigide
                restrizioni,  Castelli  ritornò  ad  Arcetri  per  aiutare  Galileo  a

                prepararsi per la morte. Le autorità prescrissero inizialmente tre
                colloqui  alla  presenza  di  testimoni;  ma  l’anima  del  vecchio

                reprobo non poteva essere preparata per il suo prossimo viaggio

                tanto  facilmente,  cosí  Castelli  fece  domanda  per  poter
                incontrare  Galileo  senza  restrizioni.  Urbano  acconsentí,

                minacciando  però  la  scomunica  automatica  nel  caso  in  cui  la
                loro  conversazione  circa  le  destinazioni  dei  cristiani  deceduti

                avesse  toccato  «l’opinione  sul  moto  della  Terra  condannata
                dalla Suprema e Universale Inquisizione»                   131 . A parte Vincenzo

                Galilei, Torricelli e Viviani, la maggior parte delle persone che
                portarono conforto e qualche diversivo a Galileo durante i suoi

                ultimi  anni  ad  Arcetri  furono  clerici,  perfino  frati,  sebbene
                nessun  gesuita  o  domenicano.  Galileo  poté  conservare

                l’amicizia  dei  monaci  appartenenti  a  ordini  minori  o  meno
                risoluti, quali gli olivetani, i piaristi, i serviti e i benedettini, ma

                non dei membri degli ordini piú potenti.
                    Dopo il 1637 Galileo portò avanti la propria corrispondenza,

                ancora massiccia, con l’aiuto di amanuensi. Scambiò lettere con

                Micanzio,  Diodati  e  i  cacciatori  olandesi  della  longitudine,
                Castelli,  gentiluomini  fiorentini  e  membri  della  corte  locale,

                fino al granduca, senza ricevere rimproveri o subire ritorsioni.
                Ebbe  uno  scambio  epistolare  particolarmente  interessante  con

                Francesco Rinuccini, l’agente toscano a Venezia, i cui interessi
                matematici  gli  avevano  consentito  di  partecipare  alla  famosa

                lettura della sentenza e dell’abiura di Galileo presso i quartieri
                generali dell’Inquisizione a Firenze, nel 1633. Rinuccini inviò

                delle  domande  su  Ariosto  e  Tasso;  sfortunatamente,  rispose
                Galileo,  aveva  perso  il  quaderno  in  cui  aveva  annotato  la

                propria analisi e non poteva rimediare leggendo: poteva quindi
                fornirgli  alcuni  confronti  andando  a  memoria.  Furono  tutti
   536   537   538   539   540   541   542   543   544   545   546