Page 538 - Galileo. Scienziato e umanista.
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Terra  al  centro  dell’universo          123 .  Anche  Galileo  aveva  torto  a
                scrivere questo, poiché violava il proprio giuramento solenne a

                non  insegnare  la  teoria  copernicana.  Ma  non  poteva  venirne
                alcun  danno:  su  questo  punto,  il  suo  corrispondente  non  era

                disposto a imparare nulla.
                    Il testo piú fondamentale per Galileo erano gli Elementi di

                Euclide,  e  proprio  alla  fine  della  propria  vita  iniziò  un  nuovo

                dialogo per chiarire a Sagredo e a Simplicio la teoria euclidea
                delle proporzioni su cui poggiava la sua fisica geometrica. Essi

                non  avevano  problemi  quando  le  proporzioni  contenevano
                soltanto  numeri  interi,  come  per  esempio  nel  caso  di  3:7  =

                51:119.  La  proporzione  vale,  in  questo  caso,  perché  il  primo
                numero,  aumentato  di  un  certo  fattore,  uguaglia  il  terzo,  e  il

                secondo,  aumentato  dello  stesso  fattore  (in  questo  caso  17)
                uguaglia  il  quarto.  Non  c’è  alcuna  ambiguità  nell’innocua

                parola  «uguale».  Ma  che  cosa  vuol  dire  nel  caso  in  cui  la
                proporzione  mette  in  relazione  grandezze  continue,  come

                segmenti di retta? Galileo si era dato da fare per mostrare, nella
                prima  proposizione  sul  moto  dei  Discorsi,  che  se  un  corpo  si

                muove  a  velocità  costante,  i  tempi  richiesti  per  attraversare
                spazi  differenti  staranno  fra  loro  nel  medesimo  rapporto  degli

                spazi:  rappresentando  i  tempi  con  le  linee  AB  e  CD,  e  le

                distanze  corrispondenti  con  WX  e  YZ,  AB:CD  =  WX:YZ.
                Poiché però il geometra, in generale, non può assegnare numeri

                interi alle rette, come dobbiamo intendere la parola «uguale»?
                Galileo fece appello alla definizione euclidea, ma non soddisfò

                Sagredo: «[ho] un poco di dubbio già antiquato intorno a questa
                difinizione». Simplicio: «Non ebbi mai il piú duro ostacolo di

                questo in quella poca di geometria che io studiai già nelle scuole
                da giovanotto». La ragione della loro perplessità può risultare

                chiara se leggiamo la definizione oltraggiosa: «Grandezze sono
                dette  essere  nello  stesso  rapporto,  prima  rispetto  a  seconda  e

                terza rispetto a quarta, quando, secondo quale si voglia multiplo,
                gli  equimultipli  della  prima  e  terza  o  eccedono  insieme
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