Page 530 - Galileo. Scienziato e umanista.
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metterla in uso, come quelli che abbondano di navili e, quello
                che  piú  importa,  di  uomini  scienziati  ed  intelligenti  di

                astronomia». Uno di questi, Martino Ortensio (Maarten van der
                Hove), professore di matematica all’ateneo di Amsterdam e, piú

                tardi, all’Università di Leida, sarebbe stato il principale contatto
                tecnico di Galileo con le autorità olandesi. Scambiando con lui

                delle lettere, direttamente o attraverso Diodati, Galileo corse un

                rischio: Ortensio era infatti un copernicano e un eretico. Decise
                però  di  farlo  con  piena  consapevolezza,  confidando  nella

                discrezione, nell’onestà e nell’acutezza di Ortensio: «Ella, come
                intelligentissima, so certo che comprenderà non essere al mondo

                altro mezzo per conseguire la notizia della longitudine, fuor che
                questi ammirandi accidenti delle stelle circumioviali»                    102 .

                    Gli Stati generali delle Province Unite accettarono il dono di
                Galileo  e,  come  la  Repubblica  di  Venezia  aveva  fatto  con  il

                telescopio, gli fecero in cambio un regalo: una catena d’oro del
                valore  di  circa  200  ducati.  Concessero  anche  a  Ortensio  una

                somma  per  procurarsi  degli  strumenti  e  un  osservatorio  per
                controllare osservazioni e calcoli, e per trovare un modo per far

                sí  che  il  nuovo  metodo  fosse  alla  portata  dei  navigatori                    103 .
                Questi  si  rivolse  a  Galileo  per  avere  sostegno  teorico  (i

                parametri delle orbite dei satelliti) e aiuto strumentale (le lenti

                per i telescopi); ma Galileo non aveva i parametri, il tempo o la
                vista  per  ricalcolarli  «da  una  farragine  di  migliara  di

                osservazioni»  e  propose  invece  la  loro  reificazione  nel
                giovilabio.  Quanto  alle  lenti,  avrebbe  provato  a  ingaggiare

                Francini e, nel frattempo, avrebbe inviato le migliori lenti che
                fossero mai state costruite, il telescopio «col quale ho scoperte

                tutte  le  maraviglie  celesti».  Non  poteva  piú  usare  questo
                compagno  delle  sue  veglie  notturne,  «lo  scopritore  di  tante

                novità  nel  cielo,  con  grandissimo  accrescimento  della  nobile
                scienza astronomica»          104 : stava diventando cieco.

                    Nell’estate  del  1638,  mentre  Galileo  stava  aspettando  una
                visita da Ortensio e l’arrivo della catena d’oro, il nuovo e vigile
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