Page 525 - Galileo. Scienziato e umanista.
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inizialmente su traiettorie  che hanno  una gittata  costante e,  di
                conseguenza,  differenti  velocità  totali,  proporzionali  a  √(q+h)

                quando arrivano in G. È utile sapere che il valore minimo di v, e
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                quindi di v , per il quale il colpo che viene da B ha semi-gittata
                R/2, si ha a 45°. Per questo valore, tanα = 1, q = h = R/2, e q+h
                = R. Se tanα > 1, h>q; Se tanα < 1, h<q; in entrambi i casi, q+h

                > R. Galileo deduce da questa analisi che un colpo sparato in

                direzione  contraria,  da  G,  richiederebbe  la  carica  minima  per
                avere una certa gittata se fosse sparato con un alzo di 45°. Ma

                gli  artiglieri  si  preoccupavano  piú  di  sapere  in  che  modo
                variavano  le  gittate  al  variare  dell’alzo,  nel  caso  utilizzassero

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                cariche e palle standard. Prendendo v  o  v  come misure della
                variazione,  Galileo  geometrizzò  il  problema  rendendo  la

                variazione  proporzionale  a  q+h  o  a  √(q+h).  La  condizione  di
                avere  una  carica  costante  si  traduceva  nell’imporre  che  q+h

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                fosse costante per tutte le traiettorie .
                    Potremmo  ragionevolmente  chiamare  questa  la  visione  di

                Dio  dell’artiglieria,  poiché  Galileo  la  mise  esplicitamente  in
                relazione  con  la  caduta  pisana  del  Dialogo:  l’idea  che  il

                Creatore  abbia  posto  i  pianeti  nelle  proprie  orbite  lasciandoli
                cadere  da  un  medesimo  punto,  trasformando  il  loro  moto  da

                verticale  a  orizzontale  quando  fu  soddisfatto  della  loro

                prestazione.  Come  sappiamo,  Galileo  era  particolarmente
                affezionato a tale impavida congettura. Qui la mise in bocca a

                Sagredo  «in  aspetto  di  verace  istoria».  Per  controllarla  era
                necessario conoscere le velocità dei pianeti e le «distanze loro

                dal centro intorno al quale si raggirano»; informazione, questa
                (osserva Sagredo), ora disponibile «per le dottrine astronomiche

                assai      competente           notizia».        A      questo        «pizzico        di
                copernicanismo» Salviati risponde che l’Accademico una volta

                gli  aveva  detto  di  aver  svolto  il  calcolo  necessario  «ed  anco
                trovatolo assai acconciamente rispondere alle osservazioni». E

                qui si era ritirato: l’Accademico non aveva voluto parlarne oltre,
                «giudicando che le troppe novità da lui scoperte, che lo sdegno
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