Page 690 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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commentata e interpretata in maniere diversissime. Si veda l’Introduzione, pp. 114 ss.
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             Anche qua si ha una lieve ma curiosa modificazione del testo del Discorso del 1616.
          In questo, Galileo diceva: «Ed io ho la construzione di una machina, ed a suo tempo la
          dichiarerò…», dopo di che il testo è identico (Opere, V, p. 386). A questo punto, a oltre
          dieci  anni  di  distanza,  gli  si  offriva  un’ottima  occasione  di  spiegare
          particolareggiatamente le caratteristiche e il funzionamento del suo progetto meccanico,
          ma  egli  semplicemente  elimina  la  promessa  di  spiegarla.  Shea  (Shea,  1974,  p.  224)

          dubita che Galileo avesse mai avuto il modello in questione, ricordando che, quando nel
          1626  Cesare  Marsili  gli  scrive  informandolo  che  un  ingegnere  lo  aveva  costruito,
          Galileo  si  limita  a  segnalarne  i  difetti,  senza  però  accennare  a  una  qualche  sua
          alternativa (Opere, XIII, pp. 316-317 e 320).
          13  Questo passo è alquanto confuso perché, da un lato, Galileo usa tre termini (ragione,
          causa  seconda  e  cagione)  che  all’inizio  sono  intercambiabili,  ma  che  poi  enumera,
          creando un palese equivoco. Si direbbe che non identifichi esattamente le «ragioni» con
          le «cause seconde», ma che lo faccia solo parzialmente, per poi passare a riferirsi ad
          altre  cause  seconde.  Credo  che  la  seconda  causa  sia  insieme  la  «seconda  ragione
          concludentissima» e una «causa seconda», ma che con «altra causa seconda» Galileo
          alluda  a  un’altra  «causa  seconda»,  che  ciò  nonostante  non  è  più  una  delle  «due

          concludentissime ragioni»; è un problema che ha attinenza al contenuto della nota 18,
          più avanti.
          14  È infatti chiaro che, secondo la teoria di Galileo, la marea dovrebbe avere un ciclo
          diurno, con un massimo e un minimo ogni 12 ore (a mezzanotte e a mezzogiorno, che
          sono i momenti di massima e minima velocità e conseguente impulso), mentre il ciclo
          effettivo  è  di  6  ore.  Nel  Discorso  del  1616,  Galileo  si  spingeva  più  avanti  nella  sua
          trattazione dei dati, in primo luogo affermando che nell’Atlantico il ciclo era di 12 ore
          «come  giornalmente  si  osserva  in  Lisbona»,  e  dopo  aver  notato  che  quello  del
          Mediterraneo, di 6 ore, non era più naturale, sebbene così si credesse perché era il più
          spesso osservato, si spingeva ad aggiungere che «L’esser dunque stato creduto, i periodi
          dei flussi e reflussi esser di sei ore in sei ore, è stato un’ingannevole opinione, la quale
          ha poi fatto favoleggiare gli scrittori con molte vane fantasie» (Opere, V, pp. 388-389).
          Ormai,  nel  Dialogo,  sapeva  di  avere  commesso  un  errore,  ma  come  si  vede  ritratta
          soltanto lo strettamente necessario senza il minimo rossore e senza apportare nessuna
          modifica alla sua teoria.
          15  Vale a dire, da sud-est a nord-est.

          16  Il Madagascar.
          17   Il  termine  «etiopico»  fu  ambiguo  fin  dall’Antichità.  A  volte  Tolomeo  (Geografia,
          VII,  5,  2.10)  chiama  «golfo  Etiopico»  quello  di  Guinea,  mentre  Plinio  (Historia
          Naturalis, VI, 196) e Pomponio Mela (De Chorographia, 1, 21) si riferiscono con lo

          stesso termine a quello che nell’Africa del Sud si unisce con l’Atlantico. È chiaro che
          qui  il  riferimento  è  all’oceano  Atlantico,  mentre  il  termine  «oceano  del  Sud»  (in
          spagnolo «mar del Sur») designa il bacino pacifico-antartico.
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             Qui Favaro interviene con una correzione, sostituendo «secondarie» con «primarie».
          Certo è che Galileo è ambiguo perché a volte parla di «due» cause principali, e altrove
          di  cause  «primarie»  e  «secondarie».  Ma,  da  come  procede  la  sua  argomentazione,



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