Page 689 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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grandi grotte attraverso le quali l’acqua del mare comunicava con quella terrestre, non
          appariva affatto ridicola. Fin dall’Antichità, infatti, si era posto il problema del perché
          non si esaurissero le sorgenti e perché il mare, nonostante il continuo apporto dei fiumi,
          non  si  alzasse  né  tracimasse.  Una  delle  idee  che  ebbe  maggior  seguito  fino  al  XVII
          secolo e oltre, fu una sorta di teoria «conservazionistica sotterranea», stando alla quale
          l’acqua  del  mare  passava  per  canali  e  caverne  dentro  la  Terra,  dove  alimentava  le
          sorgenti  attraverso  le  quali  tornava  al  mare,  per  ricominciare  il  ciclo.  E  non  soltanto
          aveva  grande  antichità  (una  versione  della  teoria  si  trova  in  Platone,  Fedone,  111c-
          113c),  ma  esercitava  un’attrazione  sufficiente  perché  per  esempio  un  filosofo  e
          scienziato  «moderno»  come  Cartesio  la  inserisse  come  perfettamente  ovvia  nella  sua

          spiegazione  della  salinità  dell’acqua  del  mare  (Descartes,  1957-58,  vol.  VI,  p.  255).
          Ancora  nel  secolo  XVIII,  la  credenza  nell’esistenza  di  grandi  grotte  sotterranee  era
          diffusissima. Quanto al tema del ciclo idrologico e della sua storia, si può rifarsi a C.
          Solís, 1990.
          7  Aristotele, come si vedrà un po’ più avanti, aveva già compiuto e accumulato ottime
          osservazioni  sulle  correnti  e  gli  stretti.  E  sebbene  affermi  esplicitamente  che  l’intero
          Mediterraneo  scorra  verso  Gibilterra,  certo  è  che  lo  Stretto  in  questione  lo  collocava
          molto lontano, e la constatazione dell’entrata o uscita di acque attraverso di esso dovette
          attendere  un  capitano  della  marina  inglese  della  seconda  metà  del  secolo  XVII,  tale
          Henry Sheeres, come ha fatto recentemente rilevare C. Solís (Solís, 1990, pp. 101 ss.), i
          cui  commenti  tornano  qui  utili:  l’acqua  dell’Atlantico  entra  nel  Mediterraneo  da

          febbraio ai primi di novembre, esce verso l’Atlantico durante il mese di dicembre, ed
          entra  o  esce  in  novembre  e  gennaio,  a  seconda  delle  maree,  che  influiscono  sulla
          corrente  superficiale.  Come  è  noto,  lo  Stretto  di  Gibilterra  presenta  una  corrente  di
          entrata  di  circa  due  nodi  sempre  che  il  vento  di  levante  non  soffi  con  troppa  forza;
          subisce gli effetti di una corrente superficiale che fa entrare in media 1.750.000 m3/sec,
          parzialmente compensata da altra acqua che esce a 120 metri di profondità a 1.680.000
            3
          m  /sec, per cui si ha un’entrata media, nel Mediterraneo dall’Atlantico, di 70.000 m               3
          /sec. Comunque, Galileo non credeva alla possibilità di una spiegazione del genere così
          (come  vedremo  egli  afferma  più  avanti  che  il  Mediterraneo  scarica  acqua
          nell’Atlantico),  ma  ciò  che  qui  gli  interessa  sottolineare  è  la  risibilità  dell’idea  che
          potesse essere questa entrata di acqua a provocare il salire e scendere locali dell’acqua
          nelle maree, in tal modo salvaguardando la sua ipotesi.
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            In realtà, lo stesso Galileo fa notare un po’ più avanti (Opere, VII, pp. 455-456) che tra
          i due casi non c’è una tale equivalenza assoluta. L’acqua contenuta nella chiatta subisce
          uniformemente l’accelerazione come un tutto, mentre secondo il modello proposto da
          Galileo, nel Mediterraneo o in qualsiasi parte della superficie terrestre – nel nostro caso,
          un mare sufficientemente esteso in direzione est-ovest – ciò non si verifica.
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            «Il ragionamento che si applica al tutto e alla parte è lo stesso». Si veda la nostra nota
          31 alla Giornata prima.
          10  È degno di nota che questa è l’unica volta in tutto il Dialogo in cui Galileo utilizza

          questa  espressione.  Essa  compare  già  nel  testo  del  1616,  che  a  questo  punto  è
          praticamente identico.
          11  Naturalmente, questa teoria, che oggi riteniamo inaccettabile, è stata instancabilmente




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