Page 655 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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secondo la cortezza e profondità del vaso, ha il tempo delle sue
vibrazioni di 1, 2, 3 o 4 ore etc., e, contrariando alla prima, la perturba e
rimuove, senza lasciarla giugnere al sommo né al mezo del suo
movimento. E da tal contrapposizione resta annichilata in tutto, o molto
oscurata, l’evidenza del flusso e reflusso. Lascio stare l’alterazion
continua dell’aria, la quale, inquietando l’acqua, non ci lascerebbe venire
in certezza d’un piccolissimo ricrescimento o abbassamento di mezo dito
o di minor quantità, che potesse realmente risedere ne i seni e ricetti di
acque non più lunghi di un grado o due.
Vengo, nel secondo luogo, a sciorre il dubbio,
Rendesi la ragione
come, non risedendo nel primario principio perché i flussi e
cagione di commuover l’acque se non di 12 in 12
reflussi per lo più si
ore, cioè una volta per la somma velocità di moto facciano di 6 ore in
e l’altra per la massima tardità, nulladimeno
6 ore.
apparisce comunemente il periodo de i flussi e
reflussi esser di sei in sei ore. Al che si risponde che tale determinazione
non si può in verun modo avere dalla cagion primaria solamente, ma vi
bisogna inserire le secondarie, cioè la lunghezza maggiore o minore de i
vasi, e la maggiore o minor profondità dell’acque in essi contenute: le
quali cagioni, se ben non hanno azione veruna ne i movimenti
dell’acque, essendo tale azione della sola cagion primaria, senza la quale
nulla seguirebbe de’ flussi e reflussi, tuttavia l’hanno principalissima nel
terminar i tempi delle reciprocazioni, e così potente, che la cagion
primaria convien che gli resti soggetta. Non è dunque il periodo delle 6
ore più proprio o naturale di quelli d’altri intervalli di tempi, ma ben
forse il più osservato, per esser quello che compete al nostro
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Mediterraneo, che solo per lunghi secoli fu praticabile; ancor che né tal
periodo si osserva in tutte le sue parti, atteso che in alcuni luoghi più
ristretti, qual è l’Ellesponto e l’Egeo, i periodi son assai più brevi, ed
anco tra di loro molto differenti: per la qual varietà e sue cagioni,
incomprensibili ad Aristotile, dicono alcuni che, dopo l’averla egli
lungamente osservata sopra alcuni scogli di Negroponte, tratto dalla
disperazione si precipitasse in mare e spontaneamente s’annegasse.
Avremo, nel terzo luogo, molto spedita la
Causa perché alcuni
ragione, onde avvenga che alcun mare,
mari, benché
benché lunghissimo, qual è il Mar Rosso,
lunghissimi, non
nulladimeno è quasi del tutto esente da i
sentono flusso e reflusso.
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